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Monica e la colonia di Cortemaggiore

Apr 8, 2014 | LEAL informa, Storie

miciMonicaAlla fine di agosto del 2004, vado alla discarica comunale per buttare oggetti inutili rimasti per anni nel magazzino del mio negozio. A quell’epoca, era un immondezzaio a cielo aperto con montagne di rifiuti accatastati alla rinfusa sia all’interno dell’area, nei prati, sull’asfalto e nella ghiaia; sia all’esterno, lungo il viale che conduceva alla discarica. Montagne alte quanto il muro di recinzione, con persone che portavano roba e altri che la prelevavano. Sopra una di esse, vicino all’ingresso e all’interno della discarica, vedo 1 e poi 2 e 5 gatti, grigi, neri, bianchi che frugano nell’immondizia. Stupita, dico all’operaio della discarica (che conoscevo fin dall’adolescenza): “Nei prossimi giorni porterò a quei gatti un po’ di cibo”. Paton (è il suo soprannome) mi risponde: “Ci sono già gli avanzi di un ristorante, quelli che una signora porta dall’asilo e c’è anche Giorgio, il sabato e la domenica, con scatolette e croccantini. Li mette là fuori nella ciotola, sotto la tettoia”. Qualche giorno dopo, a pomeriggio inoltrato, raggiungo in auto la tettoia di fronte all’ingresso della discarica. img036 copyAl mio arrivo, si precipitano gatti da ogni direzione. Di ogni razza e colore. Io, purtroppo, ho solo 4 o 5 scatolette da 200 grammi. Cosa ci faccio? Ritorno con più scatolette e scopro ancora più gatti. Una quarantina, a occhio e croce. Ogni 2-3 giorni, porto un maggior numero di scatolette mischiandole con pasta o riso cotti la sera prima. Piano piano, noto che le mamme gatte lasciano mangiare prima i cuccioli; e solo se avanza cibo, si avvicinano alle ciotole. gatti sanno bene che quando si ferma un’auto c’è del cibo in arrivo… anche se il più delle volte trovano schifezze: fondi di coppe interi, pezzi di salame con corda e piombini, formaggini scaduti, cotenne di prosciutto crudo… Arrivato l’inverno, cosa accadrà a tutti quei gatti e a tutti quei cuccioli? Un pomeriggio, trovo uno scatolone con un buco per farci entrare i gatti. Che idea! Così, prepariamo le cosiddette “villette a schiera”: contenitori di polistirolo per le mense che Paton ha recuperato in discarica, imbottite con giornali e cuscini minuziosamente cuciti dopo cena, fino a tarda notte. Che arredamento su misura! Nel frattempo, in Comune, espongo il problema chiedendo se è possibile sterilizzare i gatti. Non sono certo l’unica ad avere a cuore la sorta di quei mici… Ci sono altre persone che portano cibo o altro. Le invito a contattarmi. Unendo i nostri sforzi, ci ritroviamo in 3: Giorgio, che abita a Piacenza ma ogni sabato e domenica viene a Corte a trovare i genitori; Maria, che lavora a Piacenza e risiede a Corte, e io.

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Stabiliamo dei turni per distribuire il cibo. Dal momento che il Comune tarda a risponderci sulle sterilizzazioni, interpello a suon di articoli e filmati il quotidiano della zona e una tv locale. Miracolo, l’amministrazione comunale stanzia (solo) 500 Euro per gli oltre 80 gatti delle 4 colonie, decidendo che vengano sterilizzate prima le femmine nel centro del paese. La mia colonia è nella discarica, lontana dal centro abitato; e anche se è già la più numerosa (42 gatti) finisce in fondo alla lista. La prima gatta, viene sterilizzata a settembre del 2005! I fondi, si esauriscono molto velocemente. Sono momenti duri e difficili, fra me e le istituzioni. Per fortuna, due giovani assessori perorano la nostra causa. Nonostante ciò, le difficoltà sono tutt’altro che finite. Nei primi mesi del 2005, la ditta proprietaria della zona della pensilina inizia a ripristinare l’area prelevando a nostra insaputa un container che da anni era nel prato, dove Giorgio aveva riposto scatoloni che anche la pensilina sarebbe stata eliminata; concedendomi, però, una piccola area nella discarica, adiacente alla strada. A pochi metri dalla pensilina, viene aperto un varco nel muro di recinzione che delimita l’area con 2 reti con buchi abbastanza grandi da far passare i gatti. Alcuni di loro, non abituati a uno spazio così piccolo, si spostano all’inizio della via dove Giorgio ripone il cibo. All’interno dell’area, il Comune lascia alcuni vecchi cassoni per la raccolta dell’immondizia, che chiedo gentilmente di poter utilizzare per i gatti. Gli tolgo le ruote, attrezzandoli all’interno con pesanti coperte. Il coperchio, dotato di una specie di oblò, serve ai gatti per entrare e uscire. Sotto alla pensilina, io e Giorgio posizioniamo alcuni mobili recuperati nella discarica trasformandoli in cuccette. Nel 2005, nascono parecchi cuccioli ma altrettanti ne muoiono. Alla fine dell’anno, i gatti sono 82. La prima, sterilizzata, si chiama Ginevra. Con lei, ho un feeling particolare. E per le degenze post-operatorie? Nell’area che il Comune ci ha assegnato, dietro alla pensilina c’è una scala di ferro che conduce a una torretta: ha un soffitto altissimo, la porta non è chiusa, la utilizzo per i post-interventi. Paton e un altro uomo spesso presente in discarica, mi aiutano tirando su con una corda il trasportino che contiene la gatta di turno appena operata; e io salgo per la ripida scala liberando le gatte lassù, nella stanza buia. Metto un cartone a delimitare la porta, che lascio socchiusa per avere un filo di luce. Ridicolo palliativo: le gatte, nonostante siano operate, saltano il cartone, beccano la fessura della porta e se ne vanno via. In molte, scappano. E c’è anche chi riesce a salire lassù, in cerca di chissà cosa, e le libera. Spesso ci rubano coperte e ciotole. img034 copyChi porta a passeggio il cane, gli lascia mangiare il nostro cibo. Paton, allora, si procura un cancelletto dismesso delle scuole elementari. Tiziana, che si prende cura di un’altra colonia, mi consiglia di cercare una roulotte usata per metterci dentro i gatti appena operati, visto che il Comune non ci ha aiutati a trovare una stanza. A dicembre, è quasi Natale, organizziamo il primo banchetto. Incasso: quasi 400 Euro. Merito di quel Babbo Natale musicista e prestigiatore che ci ha dato una mano. Si unisce a noi anche Carla, mettendosi in gioco, la quale mi suggerisce una ditta di box per i terremotati. D’altronde, anche i nostri gatti sono terremotati! Alla fine, otteniamo il nostro box realizzato utilizzando pannelli di scarto. Per risparmiare qualche soldo, lo ritiro personalmente per poi scaricarlo e montarlo insieme a Maria, Emanuela (che si era aggiunta dopo aver letto gli articoli sui giornali), Gino, mio cognato Massimiliano, i miei amici Beppe e Vinicio, e Carla che ci ha riscaldati col suo caffè. Giornata memorabile. I mici, finalmente, hanno un tetto. Mentre montiamo il box, spostiamo di qualche metro anche la rete che ci delimita a sinistra. Se qualcuno se n’è accorto, non ha mai detto nulla. Oggi abbiamo 128 gatti. 47, ancora da sterilizzare.

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