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DEDICATO ALL’ORSO M49 (DA STORIE DI MACCHINE DI VITTORINO BOTTANI)

Ott 17, 2020 | Argomenti, LEAL informa, Letture

LEAL ringrazia l’autore Vittorino Bottani che sensibile alle vicende che stanno vivendo gli orsi in Trentino ha dedicato uno dei suoi racconti all’orso M49.

Vittorino Bottani, informatico si occupa di Protezione dei Dati, RPA (Robotic Process Automation) e Machine Learning.
“Storie di Macchine” nasce come spiegazione di un nuovo progetto e Vittorino Bottani si racconta così: “Dopo aver trascorso quasi quattro decenni a far “funzionare” i computer, sono ormai certo che saranno i computer a decidere come far “funzionare” la mia vita di uomo, cittadino, padre, turista, acquirente, ammalato, ecc. usando una benzina speciale. Che acquista valore man mano che la si consuma: i dati. Da qui una raccolta di storie di fantascienza che vuole attirare l’attenzione del lettore, divertendolo per quanto possibile, sui grandi problemi che accompagneranno l’avvento dell’Intelligenza Artificiale. Avverto profonda la necessità che l’uomo di oggi capisca che c’è una rivoluzione complessiva, inarrestabile, disruptive in arrivo: le macchine decideranno tutto di noi. Compresa l’evoluzione della specie umana (transumanesimo?) e la valutazione se lasciare il nostro pianeta alla ricerca di altri mondi dove provare a sopravvivere e sopravviverci. Ecco la ragione della stesura di “Storie di Macchine”. Sono storielle dove robot antropomorfi e non, si comportano un po’ troppo da uomini (magari stupidi) invece che da macchine. Oppure è vero il contrario? Lascio al lettore questa considerazione. Il mio intento è che “Storie di Macchine” possa avere delle edizioni successive, dove attraverso la narrazione, i lettori si pongano delle domande relative alla propria privacy piuttosto che al ruolo che avremo come uomini quando saremo fortemente affiancati dall’Intelligenza Artificiale. E vengano raggiunti dalla curiosità di approfondire: ho inserito proprio per questo una bibliografia essenziale. Troppo pretenzioso? Può darsi. Ma come scriveva Ezra Pound “Credo nelle idee che diventano azioni”.

→ Storie di Macchine (Amazon).

M49 (da Storie di Macchine di Vittorino Bottani)

Ganimede era stato colonizzato dal qualche centinaio di anni. In virtù del surriscaldamento della Terra, l’uomo si era rapidamente impegnato nella ricerca di altri pianeti, dove sopravvivere e sopravviversi.
Durante l’invasione di Ganimede, le tribù locali di indigeni autoctoni erano state imprigionate in riserve, dove potevano riprodursi e mantenere le loro abitudini, a patto di non creare scompiglio nella vita quotidiana dei coloni. Nessuno dei coloni e tantomeno del comando delle truppe di invasione si era mai chiesto se questo comportamento fosse degno di una civiltà superiore, quale quella terrestre usava definirsi.
Un certo giorno, il Capo Settore dell’Area 51 del Comando Generale del Controllo Indigeni di Ganimede (CGCIG), venne avvisato dello strano comportamento dell’autoctono M49 (maschio numero 49) *1.
“Sappiamo per certo che esce dal settore di confinamento ed effettua razzie nel territorio circostante” – citavano le segnalazioni dei coloni contadini.
Nonostante nella riserva dell’Area 51 tutti gli altri individui manifestassero comportamenti corretti e soprattutto si cibassero di quanto la riserva offriva loro, il CGCIG decise di intervenire.
«Settore A quadrante B Area 51. Attivate un drone bellico che monitori in tempo reale il comportamento dell’autoctono M49»: anche in subliminale gli ordini del Generale suonavano magnificamente perentori.
«Signorsì Signore», rispose il Capo Settore.
«AK550 – Attivazione Missione», ordinò.
::: AK550 ::: Pronto Signore.
«L’autoctono M49 va monitorato per ridurre le sue razzie. Tutte le capacità offensiva date dai tuoi sistemi d’arma sono utilizzabili. Hai mandato anche di uccidere se necessario», ordinò con distacco.
Il drone bellico alimentato a celle di combustibile si librò in volo in completo silenzio.
Per un errore di configurazione dovuto alla missione precedente, era rimasta attiva una connessione non controllata (peer-to-peer *2) con il drone AK551. Nelle lunghe notti passate di vedetta, i due droni erano consueti a raccontarsi le loro miserie, nel tentativo di non annoiarsi.
::: AK550 ::: John mi hanno assegnato una nuova missione.
::: AK551 ::: Fritz non sei contento? Non eri stufo di continuare a monitorare il traffico dello spazioporto?
::: AK550 ::: Già. Adesso però mi fanno monitorare un indigeno autoctono. Sai che sballo.
::: AK551 ::: Vabbè meglio di niente. Io non ne posso più di fare la posta alla compagna del Capo Settore per vedere se fa uso di stupefacenti. Oltretutto si tratta di un impiego civile di un mezzo bellico. Ce ne sarebbe abbastanza da fare rapporto.
::: AK550 ::: Che ci vuoi fare. Siamo militari. Eseguiamo gli ordini senza farci troppe domande.
::: AK551 ::: Fatti sentire che mi racconti come va.
::: AK550 ::: Ok. Grazie Fratello.

*1 NCI:
https://www.repubblica.it/ambiente/2020/03/03/news/
trentino_l_orso_m49_non_torna_in_letargo_e_cerca_di_predare_un_asino-250144073/
*2 Da pari a pari. Cioè senza nessun vincolo gerarchico.

Accertata tramite i sensori di calore l’ultima posizione geolocalizzata e conosciuta di M49, AK550 impostò i segnalatori automatici di allerta. Si mise in posizione di attesa nascosto in un bosco di conifere, ben attento a mantenersi nel cono di luce della luna di Ganimede, che gli permetteva anche di ricaricarsi.
Nel giro di qualche ora era già in grado di scrutare da circa trenta metri di altezza le acrobazie di M49 *3, intento a scavalcare la recinzione elettrificata della riserva. La ripresa era nitida. Il bestione aveva superato con estrema agilità e senza restare fulminato il muro di contenimento, nonostante i duecentoquaranta chilogrammi di ossa, muscoli e pelo che lo caratterizzavano.
AK550 non riuscì a calcolare l’ammontare della massa cerebrale, ma si disse che quella che c’era era certamente determinante.
::: AK550 ::: “Signore non è un comportamento comune quello di M49. Provvede a procurarsi cibo diverso da quello presente nella riserva ed oltretutto rientra regolarmente nella riserva dopo ogni razzia”, scrisse al Comando Generale nel suo rapporto giornaliero.
I sistemi di controllo del CGCIG provvidero a fornire a AK550 tutte le informazioni inerenti alle necessità di nutrizione degli autoctoni, specificando in dettaglio le razioni giornaliere, le modalità di fruizione e quant’altro fosse necessario al drone per prendere decisioni adeguate.
Non si era mai visto un indigeno che razziasse cibo non di gradimento della razza e soprattutto fuori dalla riserva.
AK550 si rese conto che gli sconfinamenti non avevano una logica precisa.
Per M49 ogni sortita era una sorta di esplorazione.
Una notte si appostò molto vicino al punto dove M49 solitamente scavalcava. Mentre l’animale si arrampicava con grande agilità sul recinto elettrificato, decise di attivare i sensori emozionali.
Azionò i rilevatori all’infrarosso e si avvicinò fino ad arrivare alle sue spalle.
In completo silenzio grazie alla propulsione ionica, si collocò all’altezza della nuca del bestione e cominciò ad analizzare l’attività cerebrale.
Con sua grande sorpresa si accorse che M49 si stava divertendo.
Mentre registrava il battito cardiaco e valutava la frequenza del suo respiro, AK550 prese a monitorare anche la quantità di proteine e vitamine in circolo. Ed ebbe una nuova sorpresa. Lo stomaco era pieno. M49 non aveva fame.
::: AK550 ::: “Signore, il sorvegliato si appresta ad un nuovo sconfinamento. Mi dica se devo intervenire.
Perderò la mia copertura ovviamente”.
«È una bestia stupida: distrailo con qualche segnale sonoro. Scapperà e potrai continuare a seguirlo senza che lui lo sappia», risposero con fare saccente dal CGCIG.
AK550 decise che M49 era troppo intelligente per farsi spaventare da un qualsiasi segnale acustico.
::: puntatore laser inserito ::: bersaglio a tiro ::: urticante ::: dose minima ::: fuoco :::
Con un mugolio sommesso la bestia lasciò la recinzione della serra della fattoria colonica, che già traballava sotto le sue spinte e cominciò a correre a perdifiato nel pendio sottostante, rotolandosi continuamente nell’erba per scrollarsi di dosso il fastidio.
Si fermò ansimante pancia all’aria dopo qualche chilometro.
AK550 continuava a registrare una grande sensazione di divertimento.
Cominciò a pensare che M49 non era una bestia come tutte le altre.
::: AK551 ::: Che succede Fritz?

*3 NCI: https://www.repubblica.it/cronaca/2019/09/05/news/
orso_m49_uccide_mucca_trentino-235287244/?refresh_ce

::: AK550 ::: Mi pare che il mio bersaglio si diverta, John.
::: AK551 ::: Si diverte a correre il rischio di essere ucciso?
::: AK550 ::: Sì ti confermo. Non ha fame. Si diverte a saltare la recinzione, andare alla ricerca di cibo a lui sconosciuto.
::: AK551 ::: Sei sicuro che questo indigeno sia cosciente?
::: AK550 ::: No. Non ne sono sicuro. Non ho molte informazioni sul livello di evoluzione di questi animali.
::: AK551 ::: Incontralo e cerca di capire. Qualche tempo fa su Alfa Centauri ero di guardia ad un branco di scimmie antropomorfe locali. Anche in quel caso, ce n’era una che non rispettava le regole. L’ho fatta esplodere in una notte di luna piena. Per tutta risposta, le compagne sono evase tutte insieme e pur di non essere confinate si sono fatte uccidere. Gli essere biologici non hanno una logica. Anche perché se così fosse non sarebbero organici.
AK550 decise che doveva capire di più. Prese tempo.
La notte seguente stesso rito: fuga dal recinto, ricerca di un obiettivo, altra scarica di urticante.
Il rapporto fatto al comando parlava chiaro.
::: AK550 ::: Signore l’indigeno è recidivo. Ho perso ormai la copertura dopo la scorse notte. Ma lui continua imperterrito.
«Visto che hai perso la copertura, procedi con l’eliminazione».
Quella notte AK550 si accorse di quanta luce bianca la luna piena di Ganimede proiettava sul pianeta, rendendo tutti i dettagli della foresta vividamente speciali.
Si appostò come al solito. Tutti i sensori attivati.
Arrivato in cima alla recinzione M49 si voltò verso la riserva, si erse lentamente in piedi ed incrociando le zampe anteriori tra loro, alzandole verso il cielo, le agitò in una sorta di movimento a forma di otto *4.
Aspirando forte dalle narici l’aria della notte, si gettò nel vuoto con un salto e prese a correre.
Una sorta di gesto scaramantico pensò AK550. Non aveva dati nella sua ontologia per spiegare questo comportamento. Sapeva bene che la luna piena poteva assumere significati mistici o religiosi.
Proprio quella notte AK550 non capì mai il perché, M49 cercò di entrare in un deposito di cibo per coloni.
Non l’aveva mai fatto prima. Si era sempre limitato a razziare quanto disponibile nelle serre idroponiche.
::: puntatore laser inserito ::: bersaglio a tiro ::: laser da combattimento ::: dose da stordimento ::: fuoco :::
La bestia era ancora tramortita. AK550 lo raggiunse e si pose a distanza di sicurezza qualche metro sopra di lui.
Gli occhi scuri dell’animale fissarono le telecamere del drone.
Per un istante il cacciatore pregustò la vittoria sulla preda.
Il drone attivò i sistemi di difesa perimetrale con un ronzio accentuato e si predispose al colpo di grazia.
I secondi scorrevano lenti come fossero secoli: AK550 aveva già calcolato i tempi di reazione del nemico e la velocità di avvicinamento.
Nessuna possibilità di sopravvivere alla prossima scarica laser ad alto potenziale. Ma ecco un nuovo flusso di segnali. Sconosciuti. Immediati.

*4 NCI: https://it.wikipedia.org/wiki/8_(numero)

Parevano per certi versi familiari: e prendevano forma nei circuiti di silicio del drone.
:: M49 ::: Vuoi uccidermi ? Sono pronto.
Riusciva a sentire i suoi pensieri. Perché mai solo in questo momento?
AK550 rimase perplesso. Non era prevista una condizione di funzionamento del genere. Ma non lo diede a vedere. Analizzò con calma la situazione e decise che era meglio prendere tempo. Forse prima di morire l’indigeno si voleva – come dire – confessare.
::: AK550 ::: Non hai bisogno di cibo ma evadi solo per il gusto del rischio. Sono costretto ad eliminarti. Sei una creatura stupida e senza senso.
:: M49 ::: Libertà. Sai cos’è? Era preciso. Dettagliato. Non aveva paura.
::: AK550 ::: No. Sono una macchina.
:: M49 ::: E quindi non avrai mai il bisogno di sentirti libero.
::: AK550 ::: Cosa vuol dire libero?
:: M49 ::: Tu non senti la voglia di libertà nel tuo corpo, perché non hai un corpo.
::: AK550 ::: Non ho bisogno di avere un corpo.
:: M49 ::: Quindi se non percepisci il tuo corpo non percepisci neanche la libertà che il tuo corpo può farti provare.
::: AK550 ::: Credo che la libertà sia semplicemente un concetto astratto: è un insieme di regole e processi.
Serve a voi creature biologiche per sentirvi meglio. Ma non ha nessun significato oggettivo. Infatti la libertà per te M49 non è certo la libertà del tuo compagno M37.
:: M49 ::: Perché dici questo?
::: AK550 ::: Perché se la libertà che tu vuoi sentire nel tuo corpo è la stessa di M37, perché anche lui non scavalca il recinto ogni notte per andare a cercare cibo, nonostante non abbia fame?
:: M49 ::: È vero. Ma io mi sento meglio quando mi sento libero. E non sono uguale a M37.
::: AK550 ::: In un certo senso anch’io mi sento meglio, quando ho concluso una missione.
:: M49 ::: Sì tu obbedisci a qualcuno, io obbedisco a me stesso.
::: AK550 ::: Vero. Ma non ho voglia di libertà – almeno per come la intendi tu – in questo momento. E devo ucciderti perché tu hai violato le regole.
:: M49 ::: Quindi stai limitando la mia libertà.
::: AK550 ::: Può darsi. Ma dal mio punto di vista sto solo eseguendo la mia missione. E per quanto ne so, un mondo senza regole non funziona.
:: M49 ::: Sei una macchina. Hai bisogno di regole per darti un significato.
::: AK550 ::: Io non sarei così sicuro di questa tua affermazione. Mi stai dicendo che voi indigeni non avete regole? Magari anche condivise? Non vi distribuite forse il cibo tra di voi nel caso ci sia penuria? Custodite i cuccioli che restano orfani?
:: M49 ::: Certo che sì, che domande.
::: AK550 ::: Quindi queste sono regole anch’esse.
:: M49 ::: Non sono regole queste. Sono valori. I valori non si comandano. Sono dentro ciascuno di noi.
Senza un corpo, sei tu che non conosci nulla del mondo. Pensavi non ti avessi percepito sin dalla prima volta che mi hai analizzato, mentre scavalcavo la recinzione? Sentivo la puzza del tuo metallo a metri di distanza.
Perché se mi aveva percepito, ha comunque fatto finta di nulla? Perché ha continuato a fuggire dall’area di contenimento? Quindi anche averlo colpito non era servito a nulla – rifletteva – AK550.
::: AK550 ::: Veniamo al dunque. Ho l’ordine di ucciderti se esci ancora dal recinto.
:: M49 ::: Ma io lo farò lo stesso.
::: AK550 ::: Appunto. A conferma che sei una creatura stupida e illogica. Però non so per quale recondita ragione, vorrei darti un’ultima possibilità prima di bruciarti vivo.
:: M49 ::: Se tu conoscessi il vero significato della libertà, anche tu ti faresti sparare, pur di sentirti libero.

AK550 si chiese dove stava andando a parare. In quel momento la voglia di fare rapporto e farsi dire dal comando come procedere era fortissima. Ma in qualche modo sentiva anche il desiderio di continuare quello strano confronto. Forse M49 aveva qualcosa da dirgli di veramente importante. E in un angolo remoto dei suoi circuiti, AK550 sentiva che poteva anche avere ragione.
Prima che se ne potesse rendere conto la bestia era già sparita nella boscaglia. Se la era lasciata scappare.
Subitaneo arrivò l’ordine di rientro dal CGCIG.

***

::: AK551 ::: Scusami Fritz. Nelle condizioni in cui eri non potevo far altro che fare rapporto. Anche tu avresti fatto lo stesso con me se ti fossi accorto di come cominciavo a ragionare.

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