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XENOTRAPIANTI, RICERCA SULLE SOSTANZE D’ABUSO ED ANIMALI UTILIZZATI PIU’ VOLTE PER GLI ESPERIMENTI

Feb 4, 2022 | LEAL informa, Vivisezione

Manuela Cassotta

Biologa, Medical writer

Grazie al decreto “milleproroghe” resta autorizzata, fino al 30 giugno 2022, la possibilità di utilizzare gli animali a fini scientifici per le ricerche sugli xenotrapianti e sulle sostanze d’abuso.

Fino alla stessa data, è prorogata anche la norma per il riutilizzo di un animale se la procedura successiva è classificata come «lieve» o «non risveglio». Queste proroghe stanno permettendo da un lato che gli animali continuino ad essere sottoposti a crudeli e ripetuti esperimenti e dall’altro stanno rallentando il percorso di abbandono dei discutibili esperimenti sugli animali per testare gli effetti di alcol, droghe e tabacco, e per gli xenotrapianti. Questi esperimenti, oltre a comportare la sofferenza e morte di molti animali e ad essere eticamente discutibili, pongono dei problemi di tipo scientifico e/o di sicurezza.

Inizio con il fornire una definizione di “xenotrapianto”, ovvero qualsiasi procedura che riguardi il trapianto, l’impianto o l’infusione in un ricevente umano di organi, tessuti o cellule vive di provenienza animale (xenotrapianto di tipo A) o di fluidi corporei, cellule, tessuti od organi umani che sono entrati in contatto con cellule, tessuti e organi animali vivi (xenotrapianto di tipo B). Come prima considerazione, vorrei sottolineare il fatto che è assolutamente necessario evitare di creare false aspettative ed illusioni con affermazioni iperboliche ed eccessivamente ottimistiche. Chi fa questo tipo di ricerca o la sostiene in qualsiasi circostanza non dovrebbe diffondere la convinzione (come si legge in molti comunicati stampa e interviste sui media) che lo xenotrapianto sia la risposta alla carenza di organi per i trapianti. Problemi irrisolti rendono attualmente molto pericolosa l’applicazione clinica dello xenotrapianto sull’uomo. Nonostante decenni di sperimentazione, a livello sperimentale, il tempo di sopravvivenza degli animali che ricevono trapianti tra specie diverse (dai maiali ai primati) è di circa 40-90 giorni. Oltre alle questioni di tipo immunologico (rigetto) solo in parte “risolte” attraverso l’utilizzo di animali geneticamente modificati, zoonosi (possibile trasmissione di agenti patogeni) e genetico (trasmissione di materiale genetico dagli animali all’uomo), vi è la necessità improrogabile di una accurata analisi e valutazione degli aspetti etici, psicologici e giuridici correlati agli xenotrapianti.

Questi ultimi aspetti dovrebbero imporre un freno agli esperimenti di xenotrapianto in quanto non sussistono le condizioni per una sicura applicazione sull’uomo ed una reale utilità. Negli ultimi anni stanno inoltre emergendo nuove metodologie, dalle cellule staminali umane pluripotenti indotte alle bio-stampanti tridimensionali (3D), che stanno già dando i primi promettenti risultati nel campo dei trapianti e della medicina rigenerativa. Ad esempio ricostruire delle valvole cardiache interamente umane utilizzando la stampa 3D e cellule umane, è un traguardo raggiungibile e molto vicino, come lo è l’utilizzo di cellule staminali ricavate dallo stesso paziente per la rigenerazione di organi danneggiati. Ci sono buone possibilità che queste tecniche in un prossimo futuro possano rappresentare una soluzione alla carenza di organi e tessuti per i trapianti.

Quanto prossimo sarà questo futuro, dipende molto dalle risorse (umane ed economiche) che verranno investite in tale direzione. I modelli animali che prevedono lo xenotrapianto di tessuti umani (ad es. tumori) in animali immunocompromessi (per evitare il rigetto) o geneticamente modificati sono notoriamente di scarso valore per lo studio dei tumori umani e la scoperta di nuove cure. Sono disponibili metodologie alternative più affidabili e rilevanti, come ad esempio gli organoidi umani, i sistemi microfisiologici su chip e le scienze omiche che permettono ad esempio di studiare i meccanismi sottostanti i tumori con un approccio centrato sulla biologia umana. Per quanto riguarda le sostanze d’abuso, sin dagli anni ’70 del secolo scorso, periodo in cui è iniziata la diffusione epidemica di sostanze stupefacenti, e l’abuso di sostanze quali alcol e tabacco si è reso evidente in tutta la sua pericolosità per la salute pubblica, parte della comunità scientifica ha disperatamente cercato la “pillola magica” che potesse curare la dipendenza da sostanze. Tale spinta forsennata presenta ragioni economiche del tutto evidenti, a scapito delle ragioni scientifiche ma anche del comune buonsenso: 50 anni di tentativi si sono rivelati infruttuosi, perchè la dipendenza da sostanze è un fenomeno stremamente complesso, fortemente influenzato da fattori emotivi, relazionali e sociali. Inoltre, nella pressoché totalità dei casi siamo oggi di fronte a situazioni di poli-assunzione, non esistendo più la dipendenza da una sola sostanza. Questo complesso di fattori vanifica la validità scientifica di qualsiasi ricerca si fondi sullo studio degli effetti di una singola sostanza sull’organismo, per di più un organismo animale, il cui sistema nervoso centrale ha una complessità diversa da quella del sistema nervoso centrale umano. Una ricerca discutibile, perchè oltre a costare il sacrificio di migliaia di vite animali e a creare quindi il malcontento di un pubblico sempre più sensibile alle problematiche etiche, sottrae ingenti risorse all’unica ricerca scientifica che possa dare risultati soddisfacenti per l’essere umano, quella basata su nuovi approcci metodologici, focalizzati sulla complessità e la biologia dell’organismo umano, che in questo caso più che mai, rappresenta il modello quintessenziale per la ricerca biomedica.

Infine, utilizzare più volte lo stesso animale per gli esperimenti, anche qualora le procedure siano considerate “lievi” è una pratica che può risultare in un notevole stress cumulativo per gli animali, già sottoposti a condizioni di vita innaturali. Le procedure “lievi” vengono definite “Procedure sugli animali che causano probabilmente dolore, sofferenza o angoscia lievi e di breve durata e quelle che non provocano un significativo deterioramento del benessere o delle condizioni generali degli animali”. Tra le procedure “lievi” vi sono anche manipolazioni, anestesia, pesature, digiuno, isolamento, induzione di alcuni tipi di tumori, indagini diagnostiche per immagini (rx, tac, risonanza magnetica, etc).

LEAL PER L’ABOLIZIONE DELLA VIVISEZIONE

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