Cristiano Fant
Operatore esperto in Etologia Relazionale
Responsabile LEAL Fauna Selvatica
Ogni qualvolta un orso supera i propri confini territoriali ed “espatria”, si scatena il panico immotivato, per lo più creato ad arte da mass media ed amministrazioni incompetenti. È quello che accade da un po’ nella provincia di Belluno, tanto ricca di bellezze naturali quanto abitata da individui che non ci sanno convivere, figli di una cultura retrograda che non vuole evolversi. Ma Belluno è solamente la fotografia di molti altri territori italiani. Situazioni simili, che non coinvolgono solo l’orso ma anche altre specie di animali selvatici (lupo, cinghiale, bostrico tipografo, ecc.) e dimostrano quanto lontani siamo noi sapiens dal mondo che ci circonda e che spesso, con arroganza, consideriamo nostro.
L’arrivo dell’orso in un territorio dove non era presente desta sempre molta preoccupazione, anche se il pericolo è davvero ridotto al minimo ed è costituito non tanto dalla presenza del plantigrado quanto da comportamenti errati da parte dell’essere umano. Infatti, l’animale (di qualunque specie sia) mantiene sempre un comportamento in linea con le proprie caratteristiche specie specifiche, le quali ci sono note (quanto meno lo sono a chi si degna di informarsi, in tempi nei quali è anche semplice farlo). Il problema è che l’umano che si trova di fronte raramente sa come ci si deve comportare, pur dall’alto della propria saccente evoluzione, e fornisce, grazie a comportamenti sbagliati, un motivo all’animale non umano per attaccare, allo scopo di difendere sé stesso o la propria prole.
In provincia di Belluno l’orso è al momento solamente di passaggio; in genere si tratta di individui maschi che, spostandosi nel territorio di pertinenza, ogni tanto si allontanano dai naturali confini spinti da una naturale curiosità esplorativa oppure per evitare conflitti con altri maschi che gravitano nella stessa area. La pericolosità dell’orso bruno italiano non è per nulla elevata; il basso numero di incidenti accaduti lo dimostra, come le motivazioni delle aggressioni dimostrano che la colpa è sempre da imputarsi all’uomo, alla sua mancata capacità di muoversi in modo adeguato in mezzo alla natura e alla pessima gestione dei propri cani.
Tornando alla presunta pericolosità dell’orso, va fatto notare che quello che vive in Italia è fondamentalmente un vegetariano, quindi non ci riconosce come una risorsa trofica; il discorso cambia se si incontra una madre con i cuccioli, ma cambiano anche le motivazioni che spingono l’animale ad attaccare se sente una minaccia per la prole, motivazioni che giustificano un comportamento aggressivo. Va altresì fatto notare che ci sono momenti della giornata in cui gli orsi possono essere più sensibili rispetto ad altri (il risveglio o il momento dell’alimentazione, ad esempio) e che, con le dovute attenzioni, sono da evitarsi.
Per muoversi in un territorio dove sta gravitando un plantigrado bisogna essere accorti, ma non bisogna forse esserlo sempre, essendo il bosco un posto densamente abitato di animali potenzialmente più pericolosi dell’orso e presenti in numero ben più elevato (cinghiali, zecche, ecc.)? E non bisogna esserlo ancor più, tanto per essere coerenti, quando ci si muove nel traffico cittadino o in mezzo ad individui della nostra stessa specie? I numeri dicono di sì. Però, strano a dirsi, siamo più disposti ad accettare rischi assurdi come quello di ammazzarci correndo oltremodo in auto o di perderci andando in montagna col maltempo, che di essere aggrediti da un animale selvatico nel bosco, perché si sta difendendo ed è a casa propria.
Riguardo ai danni che l’orso ed altri animali provocano alle attività zootecniche, va fatto notare che, vivendo in contatto con la natura, bisogna saper prevenire alcuni eventi gestendo in sicurezza i propri animali, come peraltro la legge pretende. Gli strumenti in nostro possesso sono ben noti e disponibili. La loro mancata applicazione non giustifica l’ipocrisia del prendersela con gli animali, ma dovrebbero essere uno stimolo a considerare le mancanze degli enti preposti, dalle amministrazioni comunali con i compiti specifici assegnati ai sindaci finanche agli organi di polizia giudiziaria che intervengono a seguito delle predazioni e che troppo spesso agiscono con leggerezza e poca competenza. L’intelligenza che dovremmo avere come specie più evoluta dovrebbe anche farci capire che incolpare un animale di comportarsi secondo natura è quantomeno bizzarro (per usare un eufemismo); ma forse ci sopravvalutiamo sempre troppo e non siamo poi così evoluti ed intelligenti come riteniamo.
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