Ancora una volta si avvicina la fine dell’anno e tutti noi ci prepariamo ad attendere, insieme a parenti e amici, l’arrivo di quelle feste che, per motivi religiosi e tradizionali, sono da sempre in grado di scaldare i nostri cuori e di renderci, perché no?, meglio disposti verso il nostro prossimo, umano o animale che sia. Cani e gatti, lo sappiamo bene, fanno oggigiorno ormai parte delle nostre famiglie e sono considerati in tutto e per tutto membri dei nostri nuclei, all’interno dei quali si trovano a vivere. È inevitabile, quindi, rendere anche loro partecipi del clima di gioia che pervade i nostri animi e le nostre case e coinvolgerli nella celebrazione delle festività. Attenzione, però, perché questo periodo dell’anno nasconde per i nostri beniamini con la coda qualche rischio, del quale è bene essere informati, al fine di tutelare la loro buona salute.
Il cenone di Natale, il veglione di S. Silvestro, il pranzo dell’Epifania sono indubbiamente occasioni di incontro e di aggregazione, che ci consentono, oltre che di divertirci e di festeggiare in compagnia, di interrompere temporaneamente le diete, per lasciarci tentare dai sapori della buona tavola. In cucina c’è un insolito andirivieni: gli occhi di cani e gatti assistono attenti ai preparativi e i loro nasi hanno già percepito quei deliziosi profumi che ci sono nell’aria. Viene naturale fare assaggiare loro qualcosa di diverso dando loro l’opportunità, una volta ogni tanto, di gustare qualche leccornia che non sia la solita pappa. La più comune conseguenza di tipo alimentare cui possono andare incontro cani e gatti dopo un’abbuffata è quella di una vera e propria indigestione. A volte, però, basta davvero poco: i loro stomaci e intestini, abituati a tutt’altro genere di dieta, possono risentire anche solo di piccoli assaggi, in grado di alterarne, se non addirittura scombussolarne, la funzionalità digestiva. Il primo sintomo a comparire, di solito, è il vomito, che può essere episodico oppure risultare più insistente. Quasi sempre, subito dopo avere vomitato, i nostri amici vanno in cerca dell’acqua, stimolando lo stomaco, già provato, a contrarsi nuovamente per espellere il suo contenuto. Si stabilisce così un circolo vizioso che non avrebbe mai fine e che conduce a consistenti perdite di liquidi e sali minerali, causa di disidratazione. Gli animali si deprimono, molti avvertono mal di pancia e non di rado subentra anche la diarrea, inizialmente sotto forma di feci molli di colore chiaro, per assumere poi una consistenza acquosa. Tutti questi segni clinici portano nella maggior parte dei casi a disidratazione, inappetenza e scarsa vivacità.
Il clima di festa e di gioia che contraddistingue le ultime settimane dell’anno spinge molti di noi ad abbellire la propria casa con piante ornamentali tipiche della stagione, che hanno lo scopo di creare un’atmosfera allegra e ben augurante. Chi possiede un cane o un gatto, però, deve sapere che tali piante possono rappresentare un potenziale pericolo per loro che, curiosi come sono, non esitano ad assaggiare parti vegetali, con il rischio di rimanere intossicati. La Poinsettia, meglio nota come “Stella di Natale”, contiene, come tutte le Euphorbiacee, un lattice velenoso che, se ingerito dai nostri amici di casa, può causare vomito, diarrea, riduzione delle capacità sensoriali, perdita di saliva, difficoltà respiratorie, dilatazione pupillare, incapacità a rimanere in equilibrio, fino ad arrivare, in casi estremi, al coma e alla morte. Sebbene le spine di cui l’agrifoglio è dotato rappresentino un discreto deterrente per impedire a cani e gatti incontri ravvicinati, in realtà gli animali più caparbi e curiosi, riescono a mangiare bacche e foglie, per scoprire il loro sapore. Simili episodi, però, possono comportare qualche guaio, come nausea, vomito, mal di pancia ed emissione di feci molli. Anche il vischio, che tradizionalmente viene appeso sopra le porte, fuori della portata di cani e gatti, può comportare dei problemi ai nostri beniamini con la coda. Se ingerita in piccole quantità, questa specie vegetale provoca vomito e dissenteria, mentre a dosaggi più elevati può determinare alterazioni cardiologiche, difficoltà di respirazione e turbe neurologiche. Non va poi dimenticato che anche il classico abete addobbato può essere fonte di guai. L’attrazione quasi magnetica che cani e gatti provano verso l’albero di Natale può indurli ad assaggiare aghi e rametti, a leccare il terriccio umido del vaso, a lappare le gocce d’acqua che si raccolgono nel portavaso, a ingerire le decorazioni, a dare la caccia a luci e palline. Nel primo e nel secondo caso, la resina può essere responsabile di disturbi gastrointestinali, con vomito e diarrea. L’ingestione dei festoni e delle palline, tutt’altro che rara, può causare gravi occlusioni intestinali, che richiedono un intervento chirurgico d’urgenza. Rincorrere le palline è pericoloso, in quanto può determinare ferimenti accidentali. Masticare le luminarie cela il pericolo di prendersi una bella scossa elettrica. Senza contare che i tentativi di scalare l’abete possono concludersi con drammatiche cadute.
Le festività che caratterizzano la fine dell’anno, e in particolare l’attesa per la mezzanotte la sera di San Silvestro e il festeggiamento del primo giorno di gennaio, sono per molti cani un vero e proprio supplizio. Capita infatti con una certa frequenza che si spaventino moltissimo al momento dello scoppio di petardi e fuochi d’artificio. La paura per i botti, e in genere per i rumori violenti e inaspettati, rappresenta un disturbo di comportamento piuttosto frequente negli animali. Vi sono cani che temono i tuoni dei temporali, altri che nutrono un sacro terrore nei riguardi dell’aspirapolvere, altri ancora (quanti potenziali cani da caccia vengono scartati e abbandonati per questo motivo!) che non tollerano gli spari delle armi da fuoco. Molti cani, poi, si fanno letteralmente prendere dal panico quando odono il botto di bombette, castagnole e mortaretti: per questo motivo l’avvicinarsi dell’arrivo dell’anno nuovo (ormai salutato un po’ dappertutto con razzi e fuochi d’artificio) costituisce per questi animali e per i loro padroni un grave problema, che spesso si trasforma in un vero e proprio incubo. Il cane che teme i botti di fine anno comincia a esibire, non appena avverte lo scoppio di un petardo o il rumore di un razzo, una serie di comportamenti inequivocabili. Innanzitutto, cerca di farsi più piccolo possibile, quasi volesse scomparire dalla faccia della terra: rannicchia il proprio corpo, incassa la testa tra le spalle, abbassa le orecchie, si accuccia e tiene la coda tra le zampe posteriori. Dopo questa fase, significativa dell’aver captato qualcosa di minaccioso che lo sta incalzando, l’animale accelera il ritmo cardiaco, assumendo non di rado l’atteggiamento con la lingua penzoloni e il respiro affannoso e superficiale. Anche i tremori, più o meno intensi, sono una caratteristica costante nel corso di un’esperienza terrorizzante: il nostro amico può addirittura essere pervaso da un tremito continuo, che riguarda praticamente tutto il corpo. Alcuni cani, poi, hanno un aumento della salivazione, che si manifesta con un aumento della bava alla bocca. L’animale spaventato cerca il proprietario, in quanto in simili momenti ha bisogno del contatto sia psichico che fisico con i familiari, per ottenere conforto e rassicurazione. Più raramente, infine, il cane emette guaiti sommessi e intermittenti, fa i suoi bisogni in casa, fugge senza una meta ben precisa, alla ricerca di un posto sicuro dove nascondersi o ripararsi. Quando il cane si spaventa per i botti, è istintivo cercare di tranquillizzarlo parlandogli con voce rassicurante e/o di accarezzandolo per dargli conforto. Purtroppo, però, questo nostro atteggiamento, peraltro assolutamente naturale, non aiuta l’animale a risolvere il suo problema, anzi. Dedicandogli attenzione e aderendo alla sua richiesta di contatto psico-fisico, infatti, non facciamo altro che gratificarlo per il suo comportamento ansioso, mentre in realtà il nostro scopo dovrebbe essere l’opposto. In questi casi, premiare l’animale con una parola dolce o coccolarlo non fanno altro che rinforzare positivamente il suo atteggiamento di paura, incoraggiandolo a continuare sulla medesima linea di comportamento. Bisognerebbe, invece, ignorarlo, prestandogli attenzione solo nel momento in cui è tranquillo, in modo da fargli comprendere che è proprio quello che desideriamo da lui.
Piero M. Bianchi
medico veterinario
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