LEAL sottolinea la necessità di seguire e perseguire la causa di Riù per liberarlo non in un altro zoo ma in un santuario per primati dove possa riacquistare la libertà, la fierezza e la dignità di cui ha pienamente diritto. Ha subito la perdita del suo unico compagno di reclusione e vive da ostaggio, ridicolizzato, umiliato con lancio di noccioline e sbeffeggiato da visitatori che lo considerano un fenomeno da baraccone, incapaci di provare il benché minimo rammarico per la sua condizione e solitudine, totale privazione della libertà e del godimento del suo habitat naturale.
Un primate: un gorilla di nome Riù, unico esemplare in Italia arrivato dal Kenya, una vittima del dominio dell’uomo su animali non umani e ambiente che vive dal 2008 in solitudine in un carcere di massima sicurezza presso “Zoosafari Fasanolandia” lo zoo safari di Fasano (Brindisi). La sua prigione è un’area di soli 150 metri quadrati con tre alberi elettrificati per impedirne la fuga e muri di cemento anch’essi elettrificati.
Il gorilla è stato catturato in Kenya nel 1975 assieme a un altro cucciolo e acquistato dal circo Medrano per 850mila lire. Ma da quando il suo compagno Pedro è morto nel 2008, vive completamente solo in un’area con l’unico “svago” di un televisore che i suoi carcerieri gli hanno installato per farlo sopravvivere alla noia e alla depressione. Chi lo conosce riferisce che osserva rapito il monitor quando scorrono immagini di animali selvatici nel loro habitat.
Nel 2015 il Ministero dell’Ambiente si è interessato al suo caso, facendo emergere la discutibile possibilità di trasferirlo in uno zoo in Danimarca con altri suoi simili, per far sì che si accoppiasse, ma la proprietà si è opposta. Nel 2013 una trattativa commerciale Italia-Cina, poi fallita, per la cessione dello zoo di proprietà del Gruppo De Rocchi evidenziava come le priorità fossero gli interessi personali e la tutela dei contratti di lavoro e non certo la libertà e la dignità degli animali dello zoo (articolo a → questo link).
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