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Quello che fai, il modo in cui pensi, ti rende bella.
Scott Westerfeld
Nei loro cataloghi hanno tutto ciò che serve a rasserenare, infondere coraggio, restituire l’autostima perduta a chiunque ne abbia bisogno a qualunque ora del giorno e della notte: hanno il gel che cancella i brufoli dell’adolescente spaurito; hanno il fluido che rassoda i glutei della cinquantenne in partenza per il mare; la matita che rende vivo e profondo lo sguardo dell’impiegata in libera uscita ma esausta per il troppo lavoro; il rossetto che ri-accenderà di passione l’amico della trentenne fattosi distratto… Sono loro, i produttori di cosmetici, che 365 giorni all’anno, senza riposo né feste comandate, si prendono cura della nostra anima – e certo anche del nostro portafoglio – come neppure il più quotato psicoanalista sulla piazza saprebbe fare.
Sì, avete letto bene, abbiamo proprio scritto psicoanalista. E’ un errore, infatti, pensare che i prodotti di cosmesi vengano concepiti e comprati al solo scopo (leggero) di rendere il nostro corpo più profumato e piacente o di migliorare (lì per lì) l’immagine che ci sorride una sera dallo specchio. Tutt’al contrario, smalti, rossetti, creme e profumi sono una medicina alla quale ci afferriamo, rincorrendola senza stancarci, perché abbiamo bisogno di balsami per lenire ferite di cui a volte neppure sappiamo la ragione, per fermare il tempo il cui scorrere ci angoscia, per ridare speranza al nostro cuore affranto. Non li compriamo soltanto perché siamo grassi o brufolosi o con i capelli spenti, ma perché siamo infelici, senza una vera meta da raggiungere, senza dialoghi costruttivi con chi ci circonda, e perché la nostra vita meticolosamente eterodiretta e tecno-plastificata ci fa sentire spersi senza punti di riferimento. E se qualcuno non ci aiuta, allora chiediamo che sia qualcosa a farlo.
I cosmetici sono magia e fuochi fatui. Se non toccassero corde così intime e profonde non si spiegherebbe l’abnorme successo e il giro d’affari di cui godono a dispetto di ogni buon senso. Ma contraddicendo ogni volta le nostre speranze, non mantengono mai ciò che promettono, non possono farlo. Sul mercato arrivano ogni anno 25 mila nuovi prodotti nessuno dei quali durerà più a lungo di quelli che l’hanno preceduto: ciascuno sarà sostituito da lozioni più “innovative e altamente performanti”, nuove creme di giovinezza che “agiscono in profondità”, nuovi filtri solari “rivoluzionari”. Ne abbiamo davvero bisogno? Certo che no. Ciò di cui abbiamo realmente bisogno è prendere coscienza di questo gioco perverso, capire ciò che avviene dietro le quinte e dentro di noi, imparare a distinguere, fare scelte.
Non è importante rinunciare a ciò che può darci piacere e renderci più attraenti, anzi: se la nostra pelle è secca dobbiamo nutrirla e se siamo pallidi in convalescenza, un tocco di fard ci farà benissimo. L’importante è sapere che possiamo prenderci cura di noi stessi e della nostra bellezza (qualunque cosa si intenda per bellezza) giocando un gioco diverso da quello mainstream, un gioco collaterale, serio e importante, che non crea dolore, che non fa del male a nessuno e che ci chiede di sapere almeno tre cose:
1. Che il Regolamento europeo del 2013 che bandiva i test animali per i cosmetici viene regolarmente violato e sono sempre più numerosi gli esperimenti in vivo che le autorità europee richiedono di eseguire ai produttori di cosmetici: a chi vi dice che è proibito testare sugli animali per i cosmetici potete in tutta tranquilità ribattere che ormai, purtroppo, non è vero;
2. Che questo avviene perché i produttori, in concorrenza tra loro, immettono ogni anno sul mercato nuove sostanze sempre più elaborate e sofisticate, intrecciate a elementi di cui non si conosce l’effettiva pericolosità: valga per tutte l’ormai diffusa presenza di micro e nanoparticelle di plastica e/o altri materiali nei prodotti in circolazione;
3. Che gli strazianti esperimenti di tossicologia richiesti dalle autorità europee (l’ECHA di Helsinki in accordo con la Commissione di Bruxelles) per questi cosmetici di ultima generazione, proprio perché eseguiti su animali non sono affatto conclusivi: è impossibile che ci dicano alcunché sull’azione e sulla pericolosità delle sostanze chimiche che lì si trovano.
Altre email di questo mese di Aprile Cruelty Free LEAL vi hanno detto e vi diranno quanti e quali prodotti cosmetici amici degli animali e del nostro benessere possiamo utilizzare con leggerezza e fiducia: sono tantissimi! E ora un ultimo suggerimento: se potete, appena potete, entrate in profumeria, in farmacia o al discount e fatevi valere: chiedete ai responsabili del negozio quali prodotti di cosmesi realmente “cruelty free” offrono in vendita agli acquirenti, parlate, ascoltate, discutete, spiegate la situazione, in una parola: fate informazione. Da cosa nasce cosa, molte limpide gocce pronte a unirsi possono formare la bellissima onda del cambiamento.
VANNA BROCCA
Giornalista