Il 27 gennaio è il Giorno della Memoria: il giorno in cui i cancelli di Auschwitz furono abbattuti e venne scritta la parola fine a tutti gli orrori dei campi di concentramento. Non servono tante parole per commentare gli orrori perpetrati per anni nei confronti di sei milioni di persone sterminate.
Oggi chi difende i diritti degli animali allevati, sfruttati, brutalizzati e uccisi spesso collega lo sterminio razziale a quello degli animali e talvolta qualcuno che suddivide il valore della vita per specie di appartenenza si indigna. L’orrore e la violenza hanno per tutti lo stesso biglietto da visita.
Lo stesso pensiero, la stessa similitudine la fecero molte persone, a loro volta perseguitate. Isaac Bashevis Singer, ebreo vittima con la sua famiglia dell’Olocausto, e premio Nobel per la letteratura nel 1978, ci ha ricordato come, in realtà, per gli animali l’Olocausto non è mai finito, condannando: “l’assurda razionalizzazione dello sterminio compiuto sugli altri animali per ogni futile bisogno umano, compreso il mangiar carne. Dovreste andare a leggervi i rapporti sugli esperimenti che i nazisti effettuarono sugli ebrei nei loro laboratori e poi leggere i rapporti sugli esperimenti che vengono fatti oggi sugli animali. Allora vi cadranno le bende dagli occhi e sarà facile vedere la similitudine. Tutto quello che i nazisti hanno fatto agli ebrei, noi lo facciamo agli animali. I nostri nipoti un giorno ci chiederanno: dov’eri durante l’Olocausto degli animali? Che cosa hai fatto per fermare quei crimini orrendi? A quel punto, non potremo usare la stessa giustificazione per la seconda volta, dicendo che non lo sapevamo”.
Aggiungiamo anche la riflessione fatta dal filosofo tedesco Theodor Wiesengrund Adorno, che con l’avvento del nazismo fu costretto all’esilio, e che scrive: “Auschwitz inizia quando si guarda a un mattatoio e si pensa: sono soltanto animali”.
LEAL Lega Antivivisezionista si oppone a ogni genere di abuso e violenza nei confronti di ogni specie vivente. Crediamo che il giorno della Memoria sia una commemorazione ma anche uno spunto di crescita personale, per rivedere le volontarie o involontarie discriminazioni quotidiane, per ripensare i propri pregiudizi e difendere, come non si fece abbastanza ai tempi della Shoah, i diritti di chi “non ha diritto a diritti” anche quelli degli animali torturati, abusati, uccisi, sfruttati ogni singolo secondo nei laboratori di vivisezione, per diventare cibo, indumenti, divertimento. Dobbiamo abituarci a individuare, a vedere l’ingiustizia e ad opporci. Chi non lo fa la sottoscrive. In questo modo si può dare un senso al passato e iniziare un vero cambiamento.
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