Cavalle mantenute costantemente incinte per prelevarne sangue da iniettare nelle giovani scrofe e incrementare la produzione di carne di maiale. Questo il circolo vizioso dell’orrore rivelato da un’indagine di Animals’ Angels USA e TSB Tierschutzbund Zurich.
Risale al 2015 l’indagine sotto copertura delle due organizzazioni, che ha rivelato l’esistenza di vere e proprie fattorie del sangue situate prevalentemente in Argentina, Uruguay e Stati Uniti.
Il sangue delle cavalle gravide sarebbe prezioso per l’industria farmaceutica perché contenente un ormone, il PMSG (Pregnant Mare Serum Gonadotropin, o più semplicemente Gonadotropina), utilizzato per la produzione di farmaci veterinari impiegati prevalentemente negli allevamenti intensivi di maiali. Il farmaco contenente PMSG viene infatti iniettato nelle scrofe giovanissime per indurre artificialmente, e anticipatamente, il calore e ottenere una riproduzione più veloce e controllata.
Questo si traduce in una maggiore efficienza degli impianti di produzione e in un aumento dei profitti dell’industria legata all’allevamento intensivo.
La vita delle giumente nelle fattorie del sangue
Poiché il sangue può essere prelevato solo durante la gestazione, le cavalle trascorrono la propria vita tra gravidanze e aborti. Il sangue viene estratto senza controlli né regolamentazione, fino a 10 litri per singola estrazione. Una quantità che può portare a shock ipovolemico, anemia e persino alla morte, mentre le linee guida indicano chiaramente che la quantità massima di sangue che è possibile prelevare in un cavallo adulto non deve superare il 15% del volume totale in un arco temporale di 4 settimane. A causa dell’invasività del sistema di prelievo e dei metodi violenti utilizzati dai lavoratori, gli aborti sono molto frequenti.
Le cavalle più forti riescono a portare a termine la gravidanza e i loro puledri maschi, che sono considerati un sottoprodotto indesiderato di questa industria, vengono destinati prevalentemente alla macellazione, mentre le femmine seguiranno le sorti delle madri. Il macello è la meta ultima che attende anche le femmine una volta che, non più fertili, non servono più.
Una sorte terribile viene riservata a quelle che diventano troppo deboli durante il periodo di estrazione: vengono fatte abortire dai dipendenti, che distruggono il sacco a mani nude per provocare l’aborto del feto. Tra i vari cicli di estrazione, le cavalle vengono tenute in boschi di eucalipto e ampi pascoli per “recuperare”, ma l’assenza di controlli fa sì che esse rimangano spesso vittime di infortuni, malattie e aborti spontanei. Spesso i cavalli muoiono senza alcuna assistenza.
Nel corso della loro indagine, gli investigatori di Animals’ Angels hanno trovato cavalli magri con costole in evidenza e altri che lottavano per camminare mentre affondavano nel fango ben oltre le caviglie. Nei pascoli hanno trovato ossa e cavalli morti.
Le aziende coinvolte
Le fattorie del sangue si trovano in vari Paesi, ma soprattutto in Argentina e Uruguay e Stati Uniti, spesso nascoste e segrete, lontano dalla vista del pubblico, in zone rurali e remote, quasi impossibili da raggiungere. L’indagine ha rivelato che sono diverse le aziende statunitensi coinvolte in questo business: alcune con le proprie mandrie, utilizzate esclusivamente per prelevare il sangue, mentre altre acquistano il prodotto finito da loro affiliati internazionali, che a loro volta ottengono il PMSG direttamente da fonti in Argentina o in Uruguay.
Aziende statunitensi, come Intervet Inc. Merck Animal Health, vendono prodotti (come il PG600) contenenti PMSG ottenuto dai cavalli in Uruguay. Altri, come Sigma Aldrich hanno dichiarato che i loro prodotti utilizzano PMSG ottenuto da allevamenti in USA.
Central Biomedia situata in Missouri ha una mandria di circa 200 cavalli utilizzati esclusivamente a questo scopo.
Per capire l’entità di questo giro multi-miliardario, basti pensare che Syntex Uruguay S.A., uno dei maggiori produttori di PMSG nel mondo, nel 2014 ha esportato il prodotto per un valore di 8 milioni di dollari
Il caso Syntex
L’indagine di AA/TSB li ha portati in Argentina dove hanno studiato proprio la Syntex S.A. e documentato con immagini e video ciò che avviene nell’azienda. Le riprese mostrano in modo inequivocabile l’abuso sugli animali: i gestori feriscono i cavalli con pungoli elettrici e colpiscono ripetutamente una cavalla in testa con una tavola di legno.
Ci sono cavalli traballanti sul punto di svenire dopo i prelievi di sangue, presi a calci e colpiti mentre sono incapaci di muoversi. Alcune cavalle tentano di saltare fuori dalle strutture per il prelievo.
L’estrazione avviene con sistemi violenti, attraverso l’inserimento di una cannula nel collo, e le cavalle, che sono evidentemente terrorizzate alla vista del personale dell’azienda, sono colpite fino a 15 volte per costringerle a entrare nella stalla per il prelievo.
Un video mostra una cavalla collassare fuori della stalla dopo l’estrazione del sangue. Ritorna indietro e appoggia la testa su una ringhiera, ancora tremante. Un operaio sale sulla ringhiera e la prende a calci sul muso, finché collassa di nuovo. In seguito, l’operaio si allontana ma nessuno si preoccupa di lei. Una fonte rivela che Syntex è uno dei maggiori fornitori del Clay Horse Slaughter Plant, un impianto di macellazione di equini, con le cavalle che vengono scartate una volta che non sono più fertili. La fonte stima che, solo nel 2014, avrebbe spedito al macello 795 cavalli.
La situazione europea e le reazioni
In Europa è vietata la produzione del PMSG, ma non l’importazione e la vendita. Al momento della pubblicazione della relazione di Animals’ Angels nel settembre 2015, Syntex Uruguay aveva inviato in Unione europea siero di cavallo per un valore di oltre 33 milioni di dollari. Le indagini di molte altre “fattorie del sangue” in Uruguay hanno dato risultati simili.
Quando sono stati resi noti i risultati di questa indagine, le aziende farmaceutiche e quelle agricole di donatori di sangue sono rimaste per lo più in silenzio, ma quando la storia è stata ripresa da diversi notiziari internazionali, il direttore di Syntex Argentina, Ignacio Videla Dorna, ha ammesso che l’aborto è una parte normale del programma dei donatori, ma ha insistito sul fatto che l’azienda si prende cura degli animali, perché preziosi per il loro business.
Merck, Sharp and Dohme (MSD), una delle più importanti società farmaceutiche del mondo, ha annunciato di recente che non intende più rifornirsi dalle aziende agricole che utilizzano metodi crudeli, ma solo per i propri prodotti in Europa. Ancora troppo poco.
La soluzione al problema
Una soluzione al problema potrebbe essere l’uso di materiali sintetici per lo sviluppo di questi farmaci, anche se la scienza pare non esservi ancora arrivata.
Un portavoce del Rocky Mountain Biologicals è d’accordo che i sintetici sarebbero l’ideale e dichiara che le industrie farmaceutiche vorrebbero allontanarsi dai prodotti di origine animale. Ritiene tuttavia che il siero rimanga ad oggi il mezzo più efficace per lo sviluppo di determinati farmaci.
Ricordiamo che non stiamo parlando di farmaci salva-vita (ammesso che quella possa essere una giustificazione a questo orrore: per noi non lo sarebbe comunque), ma di prodotti che inducono scompensi ormonali nelle scrofe per indurle a gestazioni precoci e quindi a parti più frequenti.
Continuiamo a seguire gli sviluppi di questa vicenda: nei prossimi giorni riveleremo se e in quale misura esiste un commercio di questi farmaci anche nel nostro Paese.
→ Qui il dossier completo di Animals’ Angels USA
→ Qui articolo di Animals’ Angels USA
Video di Animals’ Angels USA
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=1-XIR2DntQU?rel=0&w=560]
IHP Italian Horse Protection
→ www.horseprotection.it
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