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Oggi la sentenza per gli assassini del cane Angelo

Mag 26, 2017 | Argomenti, LEAL informa, Proteste e Incontri | 2 commenti

È di oggi la condanna dei quattro colpevoli della morte del cane Angelo: condannati dal giudice del Tribunale di Paola, Alfredo Cosenza al massimo della pena poi ridotta da 24 a 16 mesi a causa dell’applicazione del rito abbreviato. La pena è stata sospesa e subordinata a sei mesi di volontariato in un canile municipale; il giudice Cosenza ha stabilito inoltre il pagamento di duemila euro di risarcimento danni per ciascuna parte civile e il pagamento delle spese processuali.
giustizia cane angeloprocesso cane angeloprocesso_cane_angeloSi chiude così la storia di Angelo, uno dei capitoli più dolorosi e desolanti della storia del maltrattamento animale anche per il coinvolgimento emotivo di milioni di persone. Una storia iniziata il 24 giugno dello scorso anno quando quattro ragazzi: Giuseppe Liparoto, Nicholas Fusaro, Francesco e Luca Bonanata torturarono, impiccarono e colpirono fino alla morte Angelo, un cane randagio buono e socievole che fino a poco prima aveva giocato con loro.
Il cane subì la violenza senza guaiti e morì scodinzolando ai suoi boia che avevano ripreso le scene del tormento agghiacciante di Angelo con un telefonino e le postarono sui social. Il resto è noto a tutti, perché i colpevoli furono individuati e questo efferato gesto colpì nel cuore tutta l’Italia, valicando anche i confini.
Gian Marco Prampolini, presidente LEAL commenta: “Come associazione ci possiamo definire solo parzialmente soddisfatti perché se il patteggiamento ha già ridotto la pena questa è poi stata sospesa e concessa la “messa alla prova”, da scontarsi tra l’altro presso un canile municipale. Noi auspichiamo di fatto provvedimenti ben diversi: ovvero che i condannati per questo genere di reato non possano più entrare in contatto con gli animali”.
La morte di Angelo non è stato solo un fatto di cronaca ma un episodio che ha unito tantissime persone che si sono battute per onorarne la memoria e continueranno a lottare per chiedere pene certe e più severe.


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