Si chiamava Oliver, uno dei tanti cavalli schiavi costretti a portare a spasso turisti per le vie delle città. È morto a Messina a causa del caldo e della fatica, si è accasciato al suolo sabato 12 agosto, senza terminare il “servizio” che non aveva scelto e per il quale non era retribuito. Questa è stata la vita orribile di Oliver e di altri cavalli come lui, che per molte ore al giorno, tutti i giorni della loro esistenza, devono percorrere strade asfaltate che riverberano e amplificano il caldo.
Le cronache riferiscono che l’assessore comunale all’Ambiente, con delega al Benessere degli animali, Daniele Ialacqua, ha chiesto accertamenti se ci sono i presupposti di reato di maltrattamento di animali e che siano fatte verifiche sul possesso delle autorizzazioni.
Un altro cavallo morto dopo quello che era stato preso a calci, pochi giorni fa, durante una processione di cui ci siamo occupati (→ leggi la notizia). I cavalli ancora una volta vittime dimenticate: sfruttati per le corse, i palii, nei maneggi, come animali da traino, considerati oggetto di scommesse, costretti a trainare pesi e carrozze, macellati per le loro carni, cavalle mantenute costantemente gravide per prelevarne sangue da iniettare nelle giovani scrofe e incrementare la produzione di carne di maiale (→ leggi la notizia). Esistono delle responsabilità? Di chi sono? Forse sono di chi autorizza ogni forma di abuso e dominanza. Di chi non si oppone allo sfruttamento e poi quando ci scappa il morto, salva il salvabile e tenta di arginare l’indignazione e recuperare consensi chiedendo accertamenti e immaginando di sospendere le autorizzazioni a tragedia avvenuta.
Dove stava l’assessore quando i cavalli arrancavano sotto il peso di carrozze cariche di turisti (800 kg) con il caldo che più caldo non si può tipico dei mesi estivi in Sicilia? Non si potevano verificare prima le autorizzazioni? Dove stanno i cittadini messinesi che ancora vedono le carrozze come una tradizione e una fonte di reddito e non ne chiedono l’abolizione? Chi sono i turisti che, cittadini del mondo, ancora non sanno che mettere il loro itinerante deretano sul sedile di una carrozza è una soddisfazione molto relativa oltreché costosa, sulla pelle di schiavi? I cavalli da traino sono il più delle volte animali a fine “carriera”, pagati due soldi dai vetturini, e terminano le loro povere esistenze morendo di caldo o di freddo per le strade, esposti al rumore del traffico e all’inquinamento.
Ora è arrivato il momento delle responsabilità; è bene che tutti sappiano e agiscano in base a etica, coscienza, giustizia e compassione. Chissà se i vetturini che conducono le carrozze, i turisti, i veterinari che abilitano i cavalli a questo duro lavoro si sono mai chiesti: “Se fossi un cavallo sceglierei di fare questo? Esisto solo per sudare sotto i pesi e sotto il sole?”
LEAL ha incaricato i propri legali di seguire la vicenda e individuare le responsabilità.
il tuo 5×1000 a LEAL
C.F. 80145210151
SEGUI LEAL VIA EMAIL Per non perdere nessuna notizia pubblicata sul sito leal.it ti invitiamo a lasciare il tuo indirizzo email al link seguente (attenzione: per aggiornamento del nostro database, l’invito a registrarsi è rivolto anche a chi è già iscritto alla nostra newsletter). Riceverai gratuitamente in anteprima nella tua casella di posta tutte le notizie pubblicate sul sito: → SEGUI LEAL VIA EMAIL ISCRIVITI ADESSO!