Il ritorno della primavera impone necessariamente una doverosa riflessione sulla filariosi cardiopolmonare, una grave malattia parassitaria che può colpire i nostri beniamini con la coda e che deve pertanto essere opportunamente prevenuta con interventi mirati. L’innalzamento della temperatura ambientale, tipico della bella stagione, favorisce il risveglio delle zanzare, che tornano dunque a essere attive con le loro fastidiose punture. Questi piccoli insetti non molestano solo noi, ma anche i nostri amici cani: il pericolo principale per loro, però, non è rappresentato dal prurito generato dai morsi dei parassiti o dalla sottrazione di sangue, ma dall’eventuale inoculazione di un verme tondo, la Dirofilaria immitis, che si localizza da adulto nel ventricolo destro e nell’arteria polmonare degli animali ospiti, raggiungendo la lunghezza di 12-30 centimetri e causando loro, come non è difficile immaginare, problemi di una certa entità.
Il nematode in questione può colpire anche altre specie animali, quali per esempio il gatto, il furetto, la volpe, il lupo e il coyote. La trasmissione, come accennato precedentemente, avviene per mezzo di insetti vettori, più precisamente i ditteri ematofagi (zanzare) dei generi Culex, Aedes, Anopheles e così via, nell’organismo dei quali sono ospitate le forme immature allo stadio larvale. Il ciclo biologico della Dirofilaria immitis Nel momento in cui la zanzara portatrice compie il pasto di sangue sul cane, gli inocula automaticamente le larve infestanti di terza età (le cosiddette L3). Queste, inizialmente localizzate nel tessuto sottocutaneo (in cui rimangono per circa una ventina di giorni), vengono attraverso il torrente circolatorio trasportate fino al cuore, dove si stabiliscono definitivamente e si trasformano gradualmente in filarie adulte. Tale processo, dal momento dell’inoculazione da parte della zanzara fino alla presenza dei parassiti adulti in sede cardiopolmonare, ha una durata di circa 5-6 mesi. A questo punto i parassiti adulti di sesso maschile e femminile (la cui vita media è di 4-5 anni) si riproducono, riversando in circolo le larve figlie di prima età (microfilarie o L1), che successivamente si trasformano in L2, permanendo nel sangue anche per alcuni anni. Se, a questo punto, la zanzara si nutre del sangue di un cane infestato, può ingerire anche le microfilarie L2, le quali si tramutano nel suo corpo in larve infestanti di terza età (L3) nel giro di 10-20 giorni, pronte a essere inoculate in un nuovo ospite e a ricominciare pertanto il ciclo biologico dal principio.
Come accorgersi e come intervenire
Le filarie adulte si annidano nel cuore del nostro amico a quattro zampe, provocando gravi lesioni e impedendo il corretto funzionamento dell’organo. I sintomi saranno più o meno evidenti in funzione del grado di gravità della patologia: nelle situazioni meno serie le manifestazioni cliniche possono essere del tutto assenti, fino ad arrivare, nei casi più gravi, a un vero e proprio scompenso cardiaco, caratterizzato da tosse, affaticamento respiratorio, svenimenti improvvisi, deperimento progressivo, decadimento delle condizioni generali e morte. Un aspetto sintomatologico importante della filariosi cardiopolmonare canina è la cosiddetta sindrome della vena cava: si tratta di una complicazione che, legata alla presenza dei parassiti nell’atrio destro e nelle vene cave, è caratterizzata da emolisi intravascolare seguita da gravi difficoltà respiratorie, anemia, emoglobinuria e shock cardiocircolatorio; la prognosi è quasi sempre infausta; il trattamento (da effettuare con la massima urgenza) è rigorosamente chirurgico e prevede la rimozione delle filarie adulte dall’atrio destro e dalle vene cave.
La diagnosi della filariosi è naturalmente di competenza del medico veterinario, che eseguirà allo scopo uno specifico esame del sangue: la disponibilità di test ambulatoriali, rapidi e affidabili, consente di ottenere un risultato, positivo o negativo che sia, nel giro di alcuni minuti. Il trattamento terapeutico consiste nella messa in atto di specifici protocolli farmacologici, i quali devono però essere attentamente vagliati sulla base della classificazione del grado di gravità della patologia. A tale scopo è fondamentale l’esecuzione di tutta una serie di analisi (ematologiche, radiografiche, ecografiche) a supporto dei riscontri clinici già ottenuti nel corso della visita.
Prevenire è meglio che curare
La profilassi della filariosi cardiopolmonare canina deve essere intrapresa nelle regioni italiane in cui la malattia è endemica: attualmente il rischio è presente in tutta l’Italia settentrionale, ma anche in numerose aree del centro e in Sardegna. Sarà in ogni caso il medico veterinario a consigliare a riguardo chi ha scelto un cane per amico e compagno di vita, in funzione della zona di residenza e dei luoghi di frequentazione lungo il corso dell’anno. La prima scelta consiste nell’esecuzione di un’iniezione contenente un principio attivo a lento rilascio (non si tratta, come molti credono, di una vaccinazione: non va quindi a interferire con il sistema immunitario), che consente una prevenzione della durata di un anno: si tratta di una procedura assolutamente pratica e al tempo stesso professionale, in quanto effettuata direttamente dal medico veterinario in ambulatorio.
Questa scelta, efficace e priva di effetti collaterali, è praticabile senza problemi anche nei cuccioli e nelle cagne in gravidanza. L’alternativa, per chi vuole evitare l’iniezione, è costituita dalla somministrazione mensile di farmaci in grado di uccidere le forme larvali inoculate all’animale dalle zanzare portatrici. L’esempio classico è rappresentato dalla milbemicina, una molecola attiva per quattro/sei settimane, capace altresì di eliminare dall’intestino i vermi tondi frequentemente ospitati dai nostri beniamini con la coda. L’importante è ricordarsi di dare il medicinale con regolarità e costanza per tutto il periodo dell’anno in cui le zanzare sono attive. Da sottolineare, a questo proposito, che tutti i principi attivi a dispensazione mensile agiscono retro-attivamente sulle settimane precedenti rispetto alla loro somministrazione: non devono, pertanto, essere interrotti troppo presto.
Tra gli animali familiari, anche gatti e furetti possono essere infestati dalla Dirofilaria immitis. In queste due specie, a differenza del cane, la filariosi cardiopolmonare non può essere curata, in quanto il farmaco specifico (che è un derivato dell’arsenico) comporta inevitabilmente rischi quasi sempre mortali. Per tutelare la loro buona salute è bene mettere in atto, nelle stagioni e nelle aree geografiche esposte al rischio, la chemioprofilassi. In tal caso la scelta del medicinale più adatto dipenderà dalle valutazioni del medico veterinario di fiducia.
testo di Pietro M. Bianchi, veterinario
Clinica Sempione Milano 02 33605150
Dr. Bianchi e Dr. Dominione
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