«Questi cittadini sono dei resistenti. I miei pensieri vanno oggi a questi coraggiosi militanti e ai beagle, usciti dall’inferno, salvati dall’Auschwitz a cui sono condannati i loro fratelli».
Parole di Brigitte Bardot, scritte in una lettera inviata al ministro della giustizia Paola Severino, nella quale chiedeva la liberazione delle 12 persone che, il 28 aprile 2012, erano state arrestate per aver liberato i cuccioli destinati alla vivisezione dall’azienda Green Hill, a Montichiari.
Nel rapporto tra uomini e animali se ne sono viste, e se ne vedono, di tutti i colori; anche un assessore di Caltagirone, per di più alla cultura, abbandonare quattro cuccioli di cane in un cartone davanti a una casa di gente sconosciuta, per sua sfortuna dotata di telecamere.
In difesa degli animali, molto prima degli animalisti, si sono fatti avanti personaggi illustri, da Leonardo da Vinci a Tolstoj, che sosteneva come «fino a quando ci saranno i macelli, ci saranno anche i campi di battaglia. La grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali».
A ben guardare, ogni Paese ha il suo. Non molti anni fa un gruppo di neolaureati della Tanzania, che non erano mai usciti dal loro paese, al termine di un viaggio nelle principali capitali europee, scrissero una relazione nella quale indicarono, tra l’altro, un elenco delle cose che li colpirono di più. Al primo posto c’erano le fontane, al secondo «la strana abitudine degli uomini di farsi tirare, alla mattina presto, dai cani. Attaccati a una corda». In Africa i cani ci sono, non i guinzagli..
Crescita demografica
In Italia la popolazione degli animali domestici ha superato quella umana: tra cani, gatti, pesci, piccoli mammiferi, uccelli e rettili vivono con noi 62 milioni di animali. Tre italiani su 10, secondo Eurispes, ne hanno in casa almeno uno: per la maggior parte cani (il 63%) e gatti (38,7%). I francesi, che in totale hanno più o meno il nostro numero di pet, sono molto più gattari: ne hanno 12 milioni, contro 7 di cani.
Urbanizzazione
Il fenomeno dell’urbanizzazione non riguarda solo l’homo sapiens: in città vivono sempre di più anche altri animali. E questo vale in tutto il mondo: a Pechino un milione di famiglie possiede almeno un cane. E altrettante un gatto. «È un nuovo stile di vita» sintetizza l’agenzia Xinhua, ma questo amore per gli animali è solo una faccia della medaglia. Poi c’è l’altra, che si tende a non girare quasi mai sul tavolo. «La modernità ha fatto esponenzialmente aumentare il numero di animali uccisi per fini alimentari, cosmetici, scientifici e sartoriali»..
TEMPI MODERNI – L’INCHIESTAdi STEFANO RODI 1980
La «Sirenata» anticaccia Prima manifestazione del Wwf per disturbare l’attività venatoria il giorno della sua apertura
1988 San Vito al Tagliamento (Pordenone) Il primo blitz animalista in Italia. Furto di 2.000 visoni alla Fattoria Bottos dell’azienda
Le Pissarelle 1999 Huntingdon
Life Sciences Inizio della più importante campagna europea degli animalisti, per chiudere il laboratorio di sperimentazione Hls A Rimini viene versato inchiostro rosso nell’acquasantiera del Duomo per protestare contro l’usanza di mangiare agnelli durante la Pasqua 2006
Spagna Il movimento Igualdad Animal organizza in diverse città spagnole le manifestazioni intitolate “Vassoi per carne umana”.
Questa protesta verrà replicata in tutto il mondo
2011
A gennaio viene lanciata in Francia una campagna contro la macellazione rituale degli animali: migliaia di manifesti appesi in tutto il Paese
2012 28 aprile
Data storica dell’animalismo internazionale: irruzione nella sede di Green Hill, a Montichiari, e liberazione dei cuccioli destinati alla vivisezione
2013 Amburgo
Greenpeace contro il trasporto di carne di balena dall’Islanda al Giappone, attraverso i porti europei
2014
Elezioni europee Anja Hazekamp, olandese, con il Partito degli Animali, e Stefan Eck, tedesco, con il Partito Protezione Animali, vengono eletti al Parlamento europeo
2019 Torino
Attivisti provenienti da tutta Europa bloccano l’attività nel mattatoio di Torino, uno dei più grandi in Italia«Basta Corrida» 2700 km in bicicletta contro la tortura della tauromachia. I ciclisti animalisti sono partiti il 3 agosto da Torino e arrivano il 19 a Madrid.
Ha scritto Nicolò Bertuzzi, sociologo, ricercatore alla Normale di Pisa e autore de I movimenti animalisti in Italia: «Secondo Istat, solo in Italia il numero degli animali macellati ogni anno raggiungerebbe il mezzo miliardo». Poi c’è la violenza gratuita, e sommersa. Nell’ultimo Rapporto sul maltrattamento animale in Italia curato dalla Leal, (Lega Antivivisezionista), sono stati contati più di mille e cento casi emersi solo dalle cronache e dal web, escludendo quindi tutti gli altri in cui il maltrattamento non è stato denunciato o segnalato da nessuna parte. «Siamo arrivati a una deriva che richiede un intervento legislativo che preveda pene più certe e severe per chi commette questi reati», osserva Silvia Premoli che, con Giovanna Rossi, ha curato il rapporto. Poi c’è la vivisezione: nel 2017, secondo i dati diffusi dal ministero della Salute, sono stati utilizzati 575.352 animali, di specie diverse. Non è dato sapere se, e come, sono usciti dagli esperimenti.
Piazze virtuali
La violenza contro gli animali ha fatto crescere in modo direttamente proporzionale l’attenzione su chi vi si oppone: gli animalisti, che vengono spesso riassunti in un movimento unitario. In realtà è il contrario: al suo interno si trova di tutto. «Ci sono militanti ufficialmente iscritti alle associazioni, ma si tratta di una minoranza», osserva Bertuzzi, «vistoche al loro fianco si estende tutta quella galassia che si professa tale sulla base di scelte culturali e soggettive. A cominciare, per esempio, da chi adotta una dieta vegana». In questo mondo composito c’è chi vorrebbe estendere a tutti gli animali domestici i diritti che vengono riconosciuti agli esseri umani, e chi crede invece che i “non umani” vadano rimessi nella libertà dello stato selvatico, lontani da ogni relazione con gli umani.
Un cambiamento importante, nel movimento animalista, è avvenuto: l’attivismo di strada e di piazza, con azioni e proteste clamorose, negli ultimi 10 anni è stato in parte sostituito dalla mobilitazione mediatica. Più individuale e diretta. Sul fronte politico più istituzionale sono stati 11 i movimenti, di 11 paesi diversi, che si sono presentati alle ultime elezioni europee di maggio: Olanda, Germania e Portogallo hanno conquistato un seggio a testa. Uno in più rispetto ai due ottenuti nel 2014. Lontano da queste scelte istituzionali, nel movimento animalista c’è chi ne ha fatte di molto diverse, ed estreme. Per esempio l’Animal Liberation Front, Fronte di liberazione animale nella versione italiana, organizzatoin cellule, i cui aderenti non conoscono chi appartiene alle altre. Siccome non esiste una organizzazione centrale o unmodo per iscriversi, i militanti si muovono solamente in base alla loro coscienza personale o alle decisioni della cellula con cui lavorano. Una forma di garanzia per proteggere chi vuole stare sempre dalla parte degli animali, e non da quella della legge..
Gli estremisti
Ha una struttura non gerarchica e, come si legge sul sito, «i sabotaggi economici e il danneggiamento della proprietàprivata sono considerate azioni, così come lo sono le liberazioni degli animali». Una volta un attivista arrestato ha detto: «Quando vedi le immagini di un liberatore mascherato, smetti di chiederti chi potrebbe essere e comincia aguardare nello specchio!».
Il Fla ha firmato numerosi attacchi, anche in Italia. Per esempio all’istituto ortopedico Rizzoli di Bologna, dove alcune stanze furono date alle fiamme, oppure a diversi pellicciai di Torino, ai quali vennero recapitati falsi pacchi bomba. Ma il movimento animalista è anche molto altro. A cominciare dalla Lav (Lega antivivisezione), nata nel 1977, e con una struttura pubblica, trasparente e simile all’inglese Peta (People for the Ethical Treatmenty of Animals). Si finanzia solo attraverso donazioni e quote di iscrizioni e le campagne vengono portate avanti online, oppure con sit-in e manifestazioni autorizzate. Così come fanno Enpa, Oipa e decine di altre organizzazioni che, in molti casi operano solo a livello regionale o provinciale.
Oltre le frontiere c’è poi chi, al contrario, ha un’attività internazionale, come gli spagnoli di Igualdad Animal, le cui inchieste e manifestazioni coprono 8 diversi paesi europei e hanno raggiunto 4,4 milioni di seguaci sul Web. Dal 2006 questa associazione ha documentato e denunciato casi di violenza sugli animali in oltre 800 aziende di 14 paesi diversi. Spesso sono seguiti processi e condanne. Tra le centinaia di blitz animalisti di questi ultimi decenni si registrano anche quelli che si sono ritorti contro gli animali, come quando vennero liberati centinaia di visoni dalle gabbie di due allevamenti in Veneto, e molte decine finirono schiacciate dalle auto. È vero che se fossero rimasti in gabbia il loro destino non sarebbe stato diverso.
Come non lo è stato quello delle centinaia di vitelli fatti scendere da otto tir bloccati di fronte al macello di Torino, all’inizio di quest’anno, da centinaia di militanti radunati dal gruppo francese “269 Liberation Animale”, che si sono incatenati alle sbarre. Alla fine sono stati denunciati 21 italiani, 58 francesi, 12 belgi, 5 svizzeri e un bulgaro. E i vitelli sono stati dirottati verso un’altra destinazione, sempre finale.