Articolo a firma di Pietro M. Bianchi estratto dall’ultimo numero della nostra rivista “La Voce dei Senza Voce” n. 116 inverno 2019 con i contributi di: Gian Marco Prampolini, Mirta Baiamonte, Francesca Di Biase, Piero M. Bianchi, Giustina De Rosa, Giusi Terrazzino, Stefania Sbarra, Domenico Marrulli, Elvira Giancaterino, Silvia Premoli. Buona lettura.
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Pietro M. Bianchi
medico veterinario
Clinica Sempione Milano 02.33605150
Una delle caratteristiche più salienti della stagione invernale è senza dubbio la neve, evento atmosferico che da sempre affascina grandi e piccini (specie se residenti in aree geografiche meno soggette a tale fenomeno meteorologico) rapendone la vista e influenzando talora in maniera considerevole l’esistenza di coloro che vivono nelle regioni di montagna. Chi abita in pianura sa descrivere perfettamente quali piacevoli sensazioni (antiche, ma sempre nuove) suscita la diretta osservazione magari improvvisa e inattesa, al momento del risveglio della propria città ammantata di bianco o il senso di pace e relax che traspare dall’ammirazione delle silenziose distese innevate di un panorama d’alta quota. Anche i nostri amici cani, per lo meno quelli meno avvezzi alla vista della neve, manifestano non di rado un’inequivocabile allegra irrequietezza di fronte al candido mantello che ricopre e nasconde ogni cosa all’intorno.
Se il cane assaggia la neve
Frequente è la tendenza, da parte dei cani, a mangiare la neve: tale atteggiamento è da mettere in relazione al desiderio di conoscere meglio il nuovo e strano elemento oppure al ricordo dell’appagante piacevole freschezza associata all’ingestione della morbida sostanza bianca. Qualunque sia la spiegazione in proposito, quasi invariabilmente l’animale che assaggia la neve ne rimane gradevolmente colpito e si affretta a ingerirne il più possibile, quanto meno fino a che non intervenga qualcuno a ordinargli di smetterla. Le conseguenze di questo comportamento possono talora essere piuttosto serie, determinando l’insorgenza di forme gastroenteriche da non sottovalutare. La neve, infatti, provoca irritazione a carico dello stomaco e dell’intestino, causando la comparsa di vomito e diarrea, la cui gravità dipende dalla quantità di neve introdotta nell’apparato gastrointestinale e dalle generali condizioni organiche di ogni singolo individuo animale. Vomito e diarrea possono pertanto essere anche piuttosto frequenti e abbondanti, spesso incoercibili o con presenza di sangue. In talune situazioni la conseguenza è uno stato di disidratazione, generalmente accompagnata a marcata depressione e forti dolori addominali. Di fronte a manifestazioni cliniche di questo genere, è sempre preferibile consultare il medico veterinario di fiducia e comunque mantenere il cane a digiuno assoluto (né cibo né acqua per almeno 12 ore), in un ambiente caldo e tranquillo. Se, nonostante ciò, l’animale continua a vomitare o a essere soggetto a scariche diarroiche, il ricorso al medico veterinario diviene indispensabile.
Prudenza nelle corse
La presenza della neve induce spesso il nostro amico a quattro zampe a lasciarsi andare a sfrenate corse a perdifiato, che evidentemente lo esaltano a causa dell’ebbrezza provata alla vista del candido elemento e della consistenza molle del terreno. Se, poi, questi comportamenti vengono esibiti in presenza di altri cani, inevitabilmente si scatena una sorta di rituale di gruppo fatto di lunghi inseguimenti, improvvise frenate, brusche virate, arditi balzi, ecc. In questi frangenti l’animale si abbandona al piacere del gioco, senza rendersi conto delle lesioni che i movimenti inconsulti e le continue sollecitazioni muscoloscheletriche possono procurargli a carico di ossa, articolazioni, muscoli e tendini: particolarmente a rischio risultano in questi casi la colonna vertebrale e i legamenti dell’articolazione del ginocchio. E’ quindi buona regola prestare attenzione sia al luogo in cui il cane scorrazza che ai movimenti dell’animale, onde evitare cadute, scivolate, torsioni degli arti e traumi in genere. Particolarmente predisposti a tali problemi risultano le razze pesanti (Mastini, Alani, Rottweiler, ecc.) e quelle cosiddette condrodistrofiche, caratterizzate cioè dalla scarsa altezza e dal notevole sviluppo della colonna vertebrale (Bassotto, Pechinese, Shihtzu, ecc.). Di fronte a guaiti, zoppicature o andatura anomala, è sempre raccomandabile far smettere l’animale, tenerlo a riposo e contattare appena possibile il medico veterinario di fiducia. In ogni caso, è preferibile condurre prevalentemente il cane al guinzaglio oppure farlo passeggiare in maniera tranquilla, evitando i terreni ghiacciati e i giochi sfrenati con altri soggetti.
Patologie da raffreddamento
La bassa temperatura ambientale e il contatto diretto con la neve, nei cani particolarmente delicati e non abituati ai climi rigidi, possono talvolta provocare fastidiose forme respiratorie o spiacevoli episodi di dissenteria. Contrariamente a quanto si possa comunemente pensare, ciò non dipende dalla taglia del soggetto, ma dalla sua robustezza fisica o per meglio dire dalla ricettività verso i disturbi generati dagli sbalzi di temperatura: ciò significa che si tratta di una condizione predisponente individuale, che esula dalla razza e dalle dimensioni dei nostri beniamini con la coda. Gli animali che, dunque, presentano starnuti, tosse, lacrimazione degli occhi oppure feci molli o addirittura liquide, potrebbero trovare un valido aiuto nell’impiego di cappotti e impermeabili specifici che, sebbene ai più possano sembrare ridicoli o troppo antropomorfizzanti, in tali circostanze risultano davvero utili per prevenire i disturbi citati. In ogni caso, è sempre e comunque buona norma asciugare accuratamente il nostro amico dopo che ha trascorso del tempo sulla neve, prestando soprattutto attenzione alle zampe (dita e spazi interdigitali compresi) e al ventre.
Un altro inconveniente legato al freddo è il congelamento, una patologia non molto frequente ma che occorre evitare accuratamente, impedendo al cane di rimanere per troppo tempo sulla neve o in un ambiente dal clima particolarmente rigido. Poiché i principi di congelamento riguardano le estremità (zampe, coda, orecchie, genitali), può essere utile fare indossare al cane delle specifiche calzature (atte a evitare il contatto diretto con il terreno innevato o ghiacciato) o dei rudimentali paraorecchie o paracoda.
Attenzione agli occhi
Un’ultima precauzione riguarda gli occhi dei nostri beniamini a quattro zampe: in alta montagna o nelle giornate in cui il sole dispensa i suoi raggi sull’innevato terreno circostante, infatti, il riverbero luminoso può creare grossi problemi alle delicate strutture oculari. Noi ci ripariamo con adeguate lenti scure, ma è impensabile (sebbene qualcuno abbia già pensato a commercializzare lenti oculari protettive per cani) dotare i nostri amici di occhiali da sole: per impedire danni da riflesso solare, pertanto, è raccomandabile il ricorso a colliri e pomate oculari specifici, da applicare negli occhi del cane a intervalli regolari durante l’esposizione ai raggi solari. La prescrizione dei prodotti più adatti allo scopo spetta naturalmente al medico veterinario di fiducia, cui è sempre bene rivolgersi prima di trascorrere un periodo di vacanza sulla neve.
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