Manuela Cassotta
Biologa, medical writer
Un nuovo articolo pubblicato su Scientific Reports spiega che i test in vitro, al contrario di quelli in vivo, potrebbero prevenire le morti causate da reazioni avverse ai farmaci.
La Evidence-based Toxicology Collaboration statunitense, l’ Istituto norvegese di sanità pubblica e l’associazione Safer Medicines hanno condotto un importante studio comparativo che prevedeva un confronto completo dei test in vivo (su animali e umani) e in vitro per valutare la sicurezza dei farmaci e ha confrontato i risultati ottenuti con i “dati del mondo reale” riguardanti le reazioni avverse ai farmaci. I ricercatori si sono concentrati su due farmaci utilizzati per la terapia del diabete: il troglitazone (Rezulin), già ritirato dal mercato per aver provocato gravi e fatali reazioni di tossicità epatica, ed il rosiglitazone (Avandia), attualmente in commercio.
Mentre i test preclinici sugli animali e gli studi sull’uomo NON erano stati in grado di prevedere gli effetti dei farmaci, i test in vitro su cellule e tessuti umani, hanno invece rilevato la tossicità epatica di Rezulin, e l’assenza di effetti tossici per Avanadia.
Questo approccio comparativo ha dimostrato che gli studi condotti su animali (e persino sugli umani) non sono riusciti a prevedere i potenziali gravi rischi di tossicità epatica legati all’assunzione del troglitazone in una popolazione di pazienti più ampia, mentre i test in vitro si sono dimostrati in grado di rilevare i potenziali effetti tossici.
Questa indagine conclude che le morti e le disabilità dovute a reazioni avverse ai farmaci potrebbero essere previste ed evitate se le informazioni meccanicistiche provenienti dai test in vitro basati su cellule e tessuti umani venissero impiegate dalle aziende farmaceutiche nelle prime fasi dello sviluppo del farmaco e venissero considerate dalle autorità regolatorie come parte delle richieste normative.
Le sofisticate tecnologie in vitro basate sulla biologia umana offrono ora importanti opportunità per prevenire le reazioni avverse ai farmaci e salvare le vite dei pazienti.
Articolo originale: https://www.nature.com/articles/s41598-021-85708-2