La pesca eccessiva ha gravi conseguenze sulle popolazioni di squali, con un impatto significativo sull’ecosistema marino. Ogni anno, circa 80 milioni di squali sono uccisi a causa della pesca eccessiva e delle catture accidentali, mettendo a rischio la sopravvivenza di molte specie. Questo fenomeno minaccia la biodiversità marina e può portare all’estinzione di oltre un quarto delle specie di squali e razze, con gravi ripercussioni sull’intero ecosistema marino.
Tutta la fauna marina è tuttavia a rischio, in Europa, e in particolare nel Mediterraneo, la pesca estrema ha portato a un declino significativo delle popolazioni ittiche. Il Mediterraneo è il mare più pescato al mondo, con il 70% delle specie sovra-sfruttate e una resa in forte calo. Per contrastare questo problema, sono state proposte e attuate diverse misure, tra cui lo stop alla pesca a strascico e il fermo pesca, che sono periodi durante i quali le attività di pesca vengono sospese per permettere il ripopolamento delle specie marine. La pesca intensa indebolisce anche le popolazioni di squali, che svolgono un ruolo fondamentale nell’equilibrio degli oceani come predatori apicali. Inoltre, le catture accidentali e il commercio della carne e pinne di squalo contribuiscono ulteriormente alla diminuzione delle popolazioni. Per affrontare questa minaccia, è fondamentale adottare misure di conservazione e ampliare le zone di protezione per preservare gli squali.
LEAL ha supportato l’iniziativa dei Cittadini Europei “Stop Finning – Stop the Trade”, azione volta a porre fine al commercio delle pinne di squalo. La petizione chiede il divieto del commercio di pinne di squalo e razza all’interno e all’esterno dell’Unione Europea. L’iniziativa è stata registrata nel gennaio 2020 e presentata alla Commissione europea, e ha ricevuto il sostegno della Commissione, che si è impegnata a intraprendere ulteriori azioni in tre settori: esaminare l’opportunità di adottare una misura legislativa per porre fine al commercio di pinne di squalo sfuse, avviare i lavori preparatori per una valutazione d’impatto sulle conseguenze ambientali, e fornire informazioni più dettagliate sulle importazioni e sulle esportazioni dell’UE entro la fine del 2024.
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