L’esperimento noto come “il pozzo della disperazione” è stato condotto dallo psicologo americano Harry Harlow alla fine degli anni ’60. In questo esperimento, Harlow separò i cuccioli di scimmia dalle loro madri poco dopo la nascita e li sottopose a isolamento e privazione sensoriale. L’obiettivo era studiare l’importanza dell’attaccamento materno nello sviluppo emotivo dei primati. I risultati dell’esperimento evidenziarono gravi conseguenze psicologiche e comportamentali nei cuccioli, sottolineando l’importanza dell’attaccamento materno per il benessere emotivo e psicologico. L’esperimento è stato ampiamente criticato per le sue implicazioni etiche e per il trattamento crudele inflitto agli animali
L’obiettivo di Harlow era di studiare gli effetti dell’isolamento sociale e della deprivazione materna sui macachi rhesus per comprendere meglio la depressione e il legame madre-figlio. Nell’esperimento, le scimmie venivano isolate in una gabbia verticale a forma di cono, realizzata in acciaio inossidabile, conosciuta anche come “apparato a camera verticale”. All’interno di questa struttura, le scimmie ricevevano cibo e acqua ma erano private di qualsiasi forma di stimolazione sociale per periodi prolungati, a volte fino a 15 anni.
Queste condizioni estreme causavano negli animali stati di apatia, noia e disperazione, simili a quelli della depressione umana. Anche dopo essere state rimosse dal dispositivo, le scimmie mostravano difficoltà significative nel riprendere normali interazioni sociali, finirono in uno stato catatonico, rimasero passive e indifferenti a tutto e a tutti.
Quando i cuccioli di scimmia sottoposti all’esperimento raggiunsero l’età adulta, non riuscirono a relazionarsi con i loro simili in modo corretto. Non trovavano un partner, non sentivano la necessità di avere figli e, a volte, la loro passività li faceva addirittura smettere di mangiare e bere. Molti macachi morirono.
Le scimmie femmine subirono un’esperienza peggiore. Harlow si rese conto che non riuscivano a rimanere incinte, in quanto non mostravano alcun interesse al riguardo. Per questo motivo, le obbligò ad essere fecondate contro la loro volontà e il loro interesse.
Il risultato fu terrificante. Le madri violentate si disinteressarono del tutto dei cuccioli, li ignoravano, non davano loro da mangiare, in definitiva non li amavano. Molte di loro arrivarono addirittura a mutilare i cuccioli provocandone la morte.
Gli esperimenti di Harlow hanno sollevato immediatamente questioni etiche riguardo alla sofferenza inflitta agli animali in nome della scienza.
La natura degli esperimenti e la mancanza di compassione mostrata da Harlow nei confronti degli animali hanno provocato indignazione pubblica e critiche da parte della comunità scientifica. Gli esperimenti sono stati definiti uno dei più terribili esperimenti animali della storia
Nel tentativo di riabilitare il proprio nome e la propria reputazione Harlow tentò di curare le scimmie ma nessuna cura riuscì a sanare le ferite fisiche e mentali degli animali.
La ricerca psicologica etica senza l’uso di animali è supportata da codici etici, legislazioni e sviluppi tecnologici che promuovono metodi sostitutivi. Sebbene ci siano ancora sfide da superare, l’attenzione verso metodi di ricerca più etici e accurati per l’uomo è fortunatamente in aumento.
Queste pratiche di ricerca che utilizza gli animali continuano e sono considerate e crudeli e inutili da molti ricercatori. Un esempio per tutti i test che vengono praticati in vivo sulle sostanze d’abuso come droghe, alcol e tabacco. Animali, costretti a ingerire farmaci, droghe e a inalare fumo a causa di una legge che lo consente
In Italia, la legge del 2014 che regola la sperimentazione animale include divieti per testare su animali le sostanze d’abuso. Tuttavia, l’entrata in vigore di questi divieti, inizialmente prevista per il 2017, è stata ripetutamente prorogata e attualmente è stata rimandata al 1 luglio 20251. Questi rinvii hanno suscitato critiche da parte del mondo antivivisezionista, compresi molti ricercatori.
Testimonianze suggeriscono che gli animali nei laboratori subiscono sofferenze significative a causa della negligenza e dell’incuria con cui vengono trattati
LEAL si batte per l’abolizione della vivisezione con la convinzione che la ricerca scientifica etica senza l’uso di animali debba diventare un obiettivo sempre più rilevante.
LEAL sostiene e promuove metodi di ricerca “animal-free” che si basano su tecnologie etiche e non coinvolgono l’uso di animali o tessuti animali. Questi approcci mirano a contribuire alla ricerca sulle malattie umane e a sostituire l’uso di animali con tecniche scientifiche efficaci per una scienza etica che tuteli ogni forma di vita.
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