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TRENTINO: UN MATTATOIO PER ORSI?

Lug 23, 2024 | Ambiente, Animalismo, Argomenti, LEAL informa

Cristiano Fant
Operatore Esperto in Etologia
Responsabile LEAL Fauna Selvatica


La provincia di Trento sta diventando un mattatoio di orsi, si sta dimostrando un territorio che, anziché tutelare una specie protetta dalla legge e fondamentale per l’equilibrio della biodiversità sta drasticamente riducendo il numero di plantigradi presenti sul territorio, senza peraltro fare le opportune valutazioni inerenti le dinamiche che esistono dal punto di vista biologico e comportamentale degli orsi.
La prima domanda che sorge spontanea è: come mai tante “aggressioni” a danno dell’uomo in un territorio così piccolo? Innanzitutto definiamo il termine aggressione. Viene definito aggressione l’atto violento di una o più persone nei confronti di altre persone. Più generalmente si definisce aggressione l’atto compiuto con spirito di aggressività, di sopraffazione. Non vengono considerate aggressioni le azioni accidentali o non intenzionali. Fatte queste valutazioni, quando possiamo considerare aggressione un incidente tra uomo e orso? Decisamente quando l’orso attacca volontariamente l’uomo. Ma cosa può portare l’orso ad attaccare l’uomo? Quando l’orso è legittimato ad attaccare un uomo? Perché anche quest’ultima domanda deve essere posta essendo l’orso come ogni altro animale un essere senziente, in grado quindi di provare sentimenti, checché ne dicano politici e ministri vari; lo dice la scienza e non è tema di discussione.
Come ogni altro animale l’orso teme l’uomo e lo evita, quando e come può. Se non può farlo, adotta tecniche di dissuasione per allontanare l’essere umano: finti attacchi, alzarsi sulle zampe posteriori, rugli (versi) di vario tipo. Esistono centinaia di eventi nei quali l’orso ha spaventato l’uomo che lo aveva disturbato senza fargli del male. Per rispondere alla domanda, per comprendere come siano così tanti gli episodi di aggressione a danno dell’uomo dobbiamo anche valutare se sia elevato il numero di orsi presenti. In verità la domanda potrebbe tranquillamente finire nel dimenticatoio, non fosse per la sempre maggiore pressione antropica cui sottoponiamo il territorio. la natura compie, quando può godere di un proprio equilibrio, una propria selezione naturale che regola i soggetti presenti in un determinato habitat. Oggi questa regolazione è molto complessa da fare perché viene costantemente disturbata da un elemento che vanta una capacità distruttiva unica al mondo: l’essere umano. Il problema non riguarda solamente l’orso ma tutto l’ecosistema, tutta la biodiversità, floristica e faunistica. Ed il problema maggiore è dato dal fatto che proprio l’uomo, causa e male del pianeta, non vuole accettare (ben conoscendola) questa realtà.
L’orso diventa pericoloso per l’uomo quando diventa confidente e quindi problematico. Ma cosa significa? Nelle tante azioni di saccheggio compiute dai plantigradi per procurarsi il cibo, di rado vi sono scontri con l’uomo. l’orso arriva, si ciba e se ne va; spesso si allontana se viene disturbato da cani o dagli stessi uomini. Le cose cambiano quando una femmina si muove sul territorio con i cuccioli e qui dobbiamo fare subito una precisazione: l’orsa, essendo filopatrica si muove nel territorio dove è nata o nelle immediate vicinanze. Questo significa che, laddove gli enti di tutela dei boschi (guardie forestali, carabinieri, forestali, polizie provinciali, ecc. ) fanno il proprio dovere, la presenza del plantigrado è nota. È altresì noto che dove vi è presenza di orsi femmina la movimentazione nel territorio è da effettuarsi con le adeguate conoscenze evitando i periodi sensibili, soprattutto quelli notturni. Una madre ha il diritto di difendere i propri piccoli da qualsiasi minaccia incomba su di loro; ha il diritto di attaccare, di aggredire, finanche di uccidere. Questo diritto è tale per le madri di ogni specie perché l’amore per i propri cuccioli non fa distinzione. Così come un individuo ha il diritto di difender il proprio cibo mentre sta mangiando o di aumentare la propria aggressività nel caso in cui sia ferito, per proteggersi meglio. Questo vale per l’essere umano come per ogni altra specie sul pianeta.
Quello che sta accadendo in provincia di Trento, la cattura, l’uccisione, il ritrovamento casuale o meno di individui della specie, della cui morte non si hanno mai riscontri abbastanza chiari da soddisfare la popolazione è singolare. Non tanto nel confronto con altri Paesi che vantano una percentuale di abbattimenti spesso più alta ma perché la politica della provincia autonoma non è mai abbastanza chiara nel presentare questi eventi e perché le tante, troppe prese di posizioni decise e “poco umane” prese dalla politica trentina non aiutano a generare fiducia in essa né in quello che dice. È paradossale anche che Trento abbia deciso di abbattere un numero importante di individui, dopo aver inserito anni fa, il plantigrado sul territorio senza apportare le dovute forme di tutela dello stesso e della popolazione. L’alto numero di aggressioni (alcune delle quali poco chiare nelle dinamiche che le hanno provocate) dimostra come non vi sia una adeguata informazione consegnata alla popolazione e/o la popolazione stessa non sia stata adeguatamente diffidata dal muoversi nel territorio per evitare certi incontri. Sicuramente, visto il comportamento delle persone aggredite, manca una cultura di convivenza e la capacità di gestire l’evento con la tranquillità che permetta di affrontarlo nei modi dovuti, comportandosi in modo tale da non essere offesi dall’animale.
La percezione che viene consegnata alla popolazione italiana e non solo, è quella di una provincia autonoma che non ha saputo gestire un progetto importante come quello dell’inserimento dei plantigradi sul territorio e che, dopo essere stata finanziata ha abbandonato almeno in parte, la gestione della convivenza, preferendo passare all’abbattimento selettivo di soggetti tutelati dalla legge e fondamentali per l’equilibrio dell’ecosistema.
Va anche considerato che in montagna e nei boschi gli incidenti sono all’ordine del giorno e, guardando alle dinamiche che li causano, provocati per lo più dall’uomo e dalle proprie mancanze. Sono invece in numero molto ridotto quelli causati dagli animali selvatici.
La provincia di Trento deve comprendere che questo modo di operare sta danneggiando la qualità del territorio, il turismo e le attività commerciali che ci girano intorno e la vita stessa dei trentini, oggi tacciati di essere complici delle uccisioni degli orsi.
L’orso è un animale decisamente difficile da gestire, con il quale la convivenza obbliga a cambiare in parte il proprio modo di vivere, non c’è dubbio. La grande mole dell’animale ne fa un possibile pericolo e non sarà mai possibile ridurre a zero il rischio di danno in caso di incontro. Ma abbiamo centinaia di esempi di incontri senza che qualcuno abbia riportato danni e/o ferite ed il rischio zero non esiste in nessun ambito della nostra vita, nemmeno dentro casa.
Se la provincia di Trento intende continuare ad essere il mattatoio di orsi d’Italia dovrò affrontare l’opinione pubblica, sempre meno tollerante di fronte alla violenza e alla morte di esseri innocenti; dal canto suo la popolazione deve prendere sempre più coscienza del fatto che non possiamo sempre far pagare alle altre specie animali e vegetali le conseguenze delle nostre azioni perché si stanno già ripercuotendo su di noi.
Il mondo selvatico va tutelato perché con esso tuteliamo la nostra casa e ci garantiremo un futuro migliore di quello che ci hanno consegnato i nostri vecchi. L’orso appartiene al bosco, alla foresta; il bosco e la foresta appartengono all’orso e ad ogni altro essere che ci vive. L’essere umano è un ospite, spesso rumoroso, dannoso e quindi sgradito. Il nostro compito è quello di tutelare la biodiversità, nella maggior parte dei casi non facendo nulla perché la natura sa provvedere a sé stessa da sola. Ne avremo beneficio tutti.

LEAL INCONDIZIONATAMENTE DALLA PARTE DEGLI ANIMALI


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