Cristiano Fant
Operatore Esperto in Etologia Relazionale
Responsabile LEAL Fauna Selvatica
In Trentino dicono che ci siano troppi orsi e, a quanto si legge ultimamente sembrano tutti appostati lungo i sentieri in attesa dei passanti, meglio se turisti stranieri. Sembra quasi che il mondo politico del luogo si sia accordato con i plantigradi per generare panico e ricamarci sopra grazie al potente e spesso fantasioso lavoro dei mass media.
Alla luce degli ultimi accadimenti possiamo dire che facendo un rapido conto proporzionale, ci sono più attacchi di orsi in provincia di Trento che nelle regioni del Canada e degli USA messe insieme. Interessante. Ed è interessante anche notare che, mentre esperti di tutto il mondo raccontano di come si possa convivere con gli orsi, mentre anche il mondo scientifico italiano prende posizione con il divulgatore scientifico Mario Tozzi che dichiara pubblicamente (pensiero che condivido in toto) l’inadeguatezza di una classe dirigente che in 25 anni di progetto Life Ursus non è stata in grado (o non ha voluto? n.d.a.) di dare un’adeguata formazione alla popolazione e di fornire quanto necessario per facilitare la convivenza con il plantigrado (i bidoni anti-orso, per citare un esempio), mentre dall’altra parte del pianeta (Canada) ci spiegano chiaramente come sia possibile convivere con specie decisamente più aggressive e territoriali come Grizzly e Kodiak , la politica trentina vede nella mattanza l’unica strada per gestire il “problema orso”. Viene da chiedersi cosa pensasse la popolazione trentina quando, un quarto di secolo fa è stata interpellata per decidere se accettare o meno il reinserimento degli orsi sul territorio. Vien da chiedersi se la gente di montagna si può davvero ancora considerare tale perché chi vive tra i boschi, come il sottoscritto, sa bene che il rischio zero non esiste, nemmeno quando si esce per una semplice passeggiata. Ma dopotutto, il rischio zero non esiste in alcun ambito della vita.
Oggi si dice che gli orsi del Trentino sono troppi. Ma cosa significa troppi? Quando possiamo decisamente, con certezza dire che una specie è composta da troppi individui? Sicuramente il rischio di un aumento esponenziale di soggetti appartenenti alla stessa specie avviene quando in zona non ci sono predatori ed è quello che abbiamo visto accadere in diverse aree del pianeta dalle quali le specie apicali erano state sterminate dall’essere umano ma abbiamo anche visto i benefici effetti del ritorno dei carnivori (Yellowstone Park docet) E, a proposito di esseri umani, noi siamo sicuramente una specie che vanta un numero troppo elevato di individui; lo dicono i danni che facciamo ogni giorno al pianeta per sfamarci e soddisfare le nostre, spesso futili, esigenze.
Nel caso dell’orso è la natura a regolarne il numero come per ogni altra specie in cima alla piramide alimentare, proprio quella che ci hanno fatto conoscere sin alla scuola primaria (le elementari del mio tempo, ricordate?). Dobbiamo allora correggere chi dice che gli orsi sono troppi in Trentino e dire piuttosto che ad esse troppi siamo noi ma volendo cercare di mettere d’accordo tutti possiamo affermare che, tanti o pochi, andiamo in mezzo alla natura, che non è casa nostra bensì dell’orso e di molti altri animali, sprovveduti come dei fanciulli, senza avere la giusta cultura del sapersi muovere e del saper comunicare il nostro passaggio, senza fare un minimo di prevenzione, senza far controllare i sentieri (c’è gente pagata apposta). Perché è un dato di fatto che gli incidenti capitano quando noi andiamo a casa dell’orso e non viceversa.
Allora, se gli orsi non sono troppi perché ammazzarli? Le teorie si sprecano e vanno dall’incapacità di impegnarsi per capire come conviverci, alla mancanza di cultura del rispetto per la vita che porta ad uccidere con estrema facilità un essere senziente (tale è ogni animale, checché ne dica il ministro Lollobrigida); qualcuno ha postulato che il president Fugatti e i suoi collaboratori debbano muoversi così per soddisfare le richieste di alcune categorie che hanno votato la loro giunta e ora pretendono il sangue in cambio. Quello che è certo è che mentre esperti nazionali e non, la FNOVI (l’ordine dei veterinari italiani) e buona parte del mondo politico nonché tutto il mondo animalista ed ecologista prendono una posizione netta contro l’abbattimento, la giunta Fugatti è appoggiata solamente dall’ISPRA e dalle sue “mancate prese di posizione” e dal corpo forestale locale che dovrebbe, a quanto mi risulta tutelare la biodiversità e non eliminarla, soprattutto quando si tratta di una specie apicale, quindi fondamentale per il benessere del territorio, tutelata dalle norme europee e reimmessa dall’uomo. Ma sappiamo bene che “eseguire solo gli ordini” è una prassi già vista in passato. Animali confidenti, animali aggressivi… Sorrido amaramente ogni qualvolta sento usare queste parole dalla specie, la nostra, che più di ogni altra ha fatto della violenza spesso gratuita, uno stile di vita.
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