Anche la provincia autonoma di Bolzano ha tentato la strada del prelievo di lupi; due in questo caso. Ma anche la provincia di Bolzano è stata per ora bloccata dall’istanza cautelare ante causam a di LEAL e delle associazioni di tutela animale in quella che è diventata una corsa contro il tempo. Istanza che è stata accolta dal Tar di competenza oggi 14 agosto.
Per chi non lo sapesse prelievo significa abbattimento, uccisione. L’autorizzazione era arrivata dal presidente della provincia Kompatscher che aveva optato per l’abbattimento di due soggetti senza averli identificati. Un abbattimento quindi casuale, senza criterio scientifico. Secondo la provincia nove attacchi in tre diversi alpeggi e 30 capi di bestiame predati erano sufficienti per ammazzare due individui. A quanto riportano i media, gli allevatori del posto avevano messo in atto i sistemi di tutela previsti (pastori, cani da guardiania, reti elettrificate). Detto che tutto andrebbe verificato da fonti esterne (con il clima che si è creato nei confronti del lupo in Trentino Alto Adige non ci si può fidare della parola degli enti del posto) quello che va sottolineato è che nel frattempo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) ha dichiarato l’abbattimento conforme alla legge provinciale.
Ma cosa significa abbattere uno o più lupi?
Dal punto di vista ecologico, quello che dovrebbe interessare tutti visto il pessimo stato di salute del nostro pianeta grazie alle attività antropiche, si tratta di una tragedia perché la specie è tra le poche al mondo a saper gestire correttamente gli equilibri presenti nell’ambiente. Mi rendo conto che pochi riescono a capirlo perché si tratta di un processo, quello di rigenerazione del pianeta che non è comprensibile ai più per i tempi lunghi che pretende e per una pessima cultura ambientale che l’uomo possiede. Come già ampiamente dimostrato in moltissimi casi che vanno dalla cascata trofica del Parco di Yellowstone al processo di dispersione dei cervi nella Foresta del Cansiglio (provincia di Belluno), il lupo riesce a ricreare ambienti danneggiati dalla pressione che la fauna crea all’ambiente quando non è presente un predatore. L’uomo al contrario, genera spesso le condizioni affinché questi squilibri possano generarsi. Lo stermino del lupo di inizio 900 ne è un esempio concreto. Ma il punto di vista ecologico, quello davvero importante, magari non per noi ma per le generazioni future, poco importa. Quello che conta davvero è trarre il maggiore profitto possibile, facendo pochissima fatica. È a questo che ambiscono tantissimi allevatori che da tempo se la prendono con il lupo per le predazioni, la maggior parte delle quali avvengono per mancanza di sistemi di protezione di greggi e mandrie, in barba a quanto previsto da una norma vecchia oramai di 23 anni e per lo più vergognosamente sconosciuta agli addetti al settore. Eppure grossi problemi gli allevatori li hanno da ben prima che il lupo ritornasse sul territorio, problemi che riguardano meramente l’uomo e la sua malagestione economica e sociale. Nonostante questa ignoranza in materia normativa gli allevatori inadempienti vengono tutelati da politici arrivisti che vedono nella rabbia di queste persone un bacino di voti per le prossime elezioni.
Abbattere dei lupi può portare gravi conseguenze e possono, come già accaduto in Francia e in Svizzera ad aggravare la situazione degli allevatori. Ma anche questo conta poco perché la politica non è guardare all’oggi pensando al futuro ma guardare all’oggi per guadagnare subito. E quando aumenteranno le predazioni a danno degli animali da reddito a causa di qualche abbattimento (perché i lupi dopo gli abbattimenti aumenteranno, come accade sempre) cosa faremo? Continueremo ad abbattere perché è l’unica cosa che l’uomo fa da sempre. E non serve nemmeno ricordare che tantissimi allevatori convivono col predatore da tempo o hanno imparato in fretta a farlo, come peraltro si fa in ogni attività imprenditoriale seria e concreta, rimboccandosi le maniche anziché piangersi addosso.
La macchina dello sterminio si muove in fretta ogni qualvolta conviene, che si tratti di distruggere un popolo, un Paese o una specie diversa dalla propria. In barba alle leggi, al buon senso, all’etica, alla capacità di guardare al domani, all’intelligenza. Tutte doti che non servono quando si lasciano parlare le armi. Tutte doti che non servono quando la violenza rappresenta l’unica strada che si intende percorrere. E dire che ci crediamo la specie più evoluta del pianeta!
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