L’obesità nella popolazione occidentale è un fenomeno complesso che coinvolge una combinazione di fattori fisici e psicologici. Tutto questo è risaputo da decenni e che per le persone in sovrappeso e grandi obesi esistano già da moltissimi anni approcci multidisciplinari per la perdita del peso: dietologici, psicologici, chirurgici farmacologici e motori. Tuttavia da decenni nei laboratori di tutto il mondo vengono torturati e uccisi animali, soprattutto topi per sperimentare su di loro una dieta caratterizzata dall’elevato consumo di alimenti ad alta densità calorica e bassa qualità nutrizionale che è quella preferita da quelli che vengono chiamati i “big eaters” ovvero grandi mangiatori che ad una alimentazione sana sono portati a privilegiare il cibo spazzatura. Questi studi che utilizzano animali per affrontare le cause del sovrappeso umano non possono affrontare efficacemente il problema dell’obesità e dei disturbi metabolici anche perché la traduzione della ricerca sugli animali in biologia e beneficio umano è scarsa. Sappiamo che una specie non può fungere da modello affidabile per nessun’altra, a causa di significative e intrattabili differenze genetiche e biologiche. Gli scienziati hanno cominciato ad introdurre nei laboratori di vivisezione la dieta Cafeteria Diet già dagli anni ‘70 mettendo a disposizione degli alimenti super calorici. ultra processati, ricchi di grassi e zuccheri
Con la Cafeteria Diet sui modelli animali da oltre 50 si studiano ad esempio la sindrome metabolica e l’insulino-resistenza prefiggendosi di ottenere un controllo nutrizionale preciso sulla composizione nutrizionale e sull’apporto energetico degli animali, la riproduzione degli effetti metabolici.
Per ottenere questi effetti sui gli animali si ricorre alla bulbectomia olfattiva ovvero alla distruzione del bulbo olfattivo dell’animale e all’isolamento per indurre comportamenti simil-depressivi negli animali, per valutare l’effetto dei farmaci antidepressivi, la privazione del sonno viene utilizzata come modello per la mania bipolare, produce comportamenti maniacali simili a quelli osservati negli esseri umani. Da decenni è noto come trattamenti farmacologici, interventi sullo stile di vita e supporto psicologico possono ridurre il fenomeno del sovrappeso ma per questi motivi nei laboratori di tutto il mondo vengo praticate sugli animali resi depressi, provati dell’olfatto, della libertà, ingozzati di cibo non adatto alla loro specie, sottoposti quotidianamente a dolorosi esami invasivi. Non solo visto il vastissimo campionario di pazienti con patologie metaboliche e legate al sovrappeso di avrebbe modo di portare avanti una ricerca basata sugli esseri umani, human based e si potrebbe ricorrere alla ricerca con metodi sostitutivi visto che si può disporre di modelli computerizzati e simulazioni che possono modellare le interazioni biologiche e metaboliche in modo dettagliato. Utilizzando dati reali, i ricercatori possono prevedere come variabili come dieta, esercizio fisico e genetica influenzino il rischio di obesità. Questo metodo consente di testare ipotesi senza necessità di esperimenti su animali.
Gli organoidi, mini-organi coltivati in laboratorio a partire da cellule staminali, rappresentano un ulteriore passo avanti. Questi modelli possono imitare la fisiologia degli organi umani e sono utilizzati per studiare le risposte delle cellule adipose a diversi trattamenti e condizioni ambientali. Questo approccio offre una visione diretta delle dinamiche cellulari coinvolte nell’obesità. Questi modelli possono integrare dati epidemiologici e genetici per fornire previsioni più accurate.
L’uso di tessuti ingegnerizzati. Questi tessuti sono progettati per replicare le funzioni metaboliche delle cellule umane, consentendo ai ricercatori di studiare l’obesità in un ambiente controllato senza l’uso di animali. I risultati preliminari suggeriscono che i danni ai tessuti aumentano proporzionalmente alla quantità di grasso, offrendo spunti importanti per comprendere i meccanismi dell’obesità e le sue complicazioni.
LEAL è da Statuto per l’abolizione della vivisezione e sostiene con sempre più forza l’etica umana dovrebbe avere un ruolo predominante nella ricerca biomedica, specialmente considerando che milioni di animali soffrono ogni anno nei laboratori, mentre la ricerca non produce risultati rilevanti per l’essere umano. LEAL promuove la ricerca senza animali facendo costante opera di informazione e sensibilizzazione.
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