La vicenda del fungaiolo aggredito da un orso in Trentino, avvenuta il 19 ottobre a Bleggio Superiore, sta assumendo contorni controversi. A un mese dall’incidente, le analisi effettuate dalla Fondazione Edmund Mach non hanno trovato tracce di DNA di orso sui reperti raccolti, inclusi i campioni prelevati dagli effetti personali dell’uomo. Inizialmente, il 33enne aveva raccontato di essere stato attaccato dall’animale mentre cercava funghi, riportando ferite lievi alla schiena e alle braccia.
Le indagini hanno rivelato che i campioni analizzati appartengono a esseri umani e a un cane, mentre non è stata confermata la presenza dell’orso e questo potrebbe portare a credere che l’aggressione non sia stata reale. Alessandro De Guelmi, veterinario esperto in plantigradi ha infatti spiegato ai media che in situazioni simili si era sempre riusciti a identificare geneticamente l’animale coinvolto.
LEAL ricorda che in seguito all’incidente, la Provincia autonoma di Trento aveva annunciato l’intenzione di abbattere l’orso ritenuto pericoloso. Tuttavia, il fungaiolo stesso ha espresso contrarietà a questa decisione, sostenendo che l’animale si era comportato in modo difensivo e non aggressivo. Mentre la vicenda si complica rimane il fatto che l’allarmismo iniziale ha fomentato maggiori paure ed odio nei confronti degli orsi da parte della popolazione.
LEAL evidenzia che fin dall’inizio l’incidente si presentava con molti punti interrogativi. Adesso è arrivato il momento di chiedere chiarimenti e accedere agli atti appena la procura li renderà disponibili.
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