Anche questo gennaio il mare che circonda l’arcipelago delle Faroe, tra Norvegia e Islanda, si è tinto di rosso, la prima caccia alla balena, Grindadráp, del 2025 ha visto la morte, dopo una lunga agonia, di 47 globicefali.
La preparazione della mattanza è iniziata con le barche che hanno bloccato decine di balene pilota in acque basse spingendole verso la riva per poi ucciderle.
Attivisti per i diritti degli animali come LEAL e come altre associazioni, in primis Sea Shepherd Faroe si oppongono a questa strage ad oggi senza risultati.
La pratica Grindadráp risale a secoli fa, ed è giustificato da alcuni come parte integrante della cultura locale e della sussistenza alimentare, ma sono motivazioni che ai giorni nostri sono ingiustificate.
Ogni caccia suscita ondate di indignazione a livello globale, proteste, petizioni e iniziative parlamentari come quella di Francisco Guerreiro eurodeputato portoghese che presentò una mozione al Parlamento europeo per chiedere la sospensione dei finanziamenti dCell’UE alle Fær Øer finché continuerà la caccia ai cetacei. LEAL sostiene le iniziative internazionali per chiedere lo stop della della caccia ed esprime la propria ferma condanna a un’azione che non solo infligge sofferenze inimmaginabili a questi animali intelligenti e sociali, ma rappresenta anche un retaggio culturale che non ha più ragione di esistere nel contesto attuale.
Foto Sea Shepherd sezione Isole Faroe
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