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LEAL diffonde uno stile di vita vegan per gli animali e l'ambiente

Feb 24, 2018 | Ambiente, LEAL informa, veganismo

Chi non mangia animali sceglie uno stile di vita senza crudeltà e non usa la loro pelle o pelliccia per accessori o per i propri capi di abbigliamento. La pelle di animali allevati e uccisi per l’industria della moda è frutto di una scelta che impatta anche sull’ambiente in cui viviamo e sulla nostra salute come diretta conseguenza. Ricordiamo che l’industria della concia è tra quelle a più alto impatto ambientale: un motivo in più scegliere materiali che non siano di origine animale con processi di lavorazioni che rispettano l’ambiente.
immagine LEAL Ambiente conceria
Le concerie sono da collocare tra le industrie più inquinanti in quanto trattano materie organiche (le pelli degli animali macellati); inoltre, le lavorazioni utilizzano reagenti chimici vegetali o minerali, quali tannino e i sali di cromo, che vengono disciolti nel bagno di concia e che la pelle è in grado di assorbire e fissare.
L’impatto ambientale dell’industria conciaria è riconducibile principalmente alla produzione di acque reflue, fanghi, altri rifiuti, conciati e non. I prodotti organici naturali utilizzati nel processo di concia sono principalmente estratti tannici, oli e grassi (ingrassanti), enzimi. Gli effluenti conciari contengono inquinanti, sia di origine organica, sia inorganica. I primi derivano dai prodotti organici di degradazione della pelle grezza (epidermide, grassi, proteine) o sono residui dei prodotti organici impiegati nel processo; i secondi dagli additivi chimici usati nelle diverse fasi del ciclo produttivo. Il conseguimento dei limiti di legge allo scarico per le acque di conceria risulta particolarmente problematico per la salinità globale (cloruri e solfati) e per una frazione di COD (domanda chimica di ossigeno) resistente alla biodegradazione.
Le lavorazioni conciarie determinano, inoltre, emissioni in atmosfera, sia volatili che di particolati. Il tipo e la quantità di tali emissioni dipendono in larga misura dallo specifico ciclo di lavorazione e dal materiale di partenza utilizzato (pelli grezze o semilavorate). I punti critici del ciclo di lavorazione sono costituiti dalle fasi di calcinazione, rifinitura e tintura. Nella fase di calcinazione viene utilizzato il solfuro di sodio che può sviluppare, nelle fasi immediatamente successive, idrogeno solforato in conseguenza del progressivo abbassamento del pH dei bagni. Nelle fasi di rifinitura e tintura i principali problemi riguardano le sostanze volatili inorganiche e organiche, le polveri, i solventi organici, l’ammoniaca, l’SO2 e l’acido formico.
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