Articolo a firma di Pietro M. Bianchi estratto dall’ultimo numero della nostra rivista “La Voce dei Senza Voce” n. 117 primavera 2020, con i contributi di: Gian Marco Prampolini, Mirta Baiamonte, Francesca Di Biase, Piero M. Bianchi, Giovanna Tarquinio, Silvia Premoli. Buona lettura.
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Pietro M. Bianchi
medico veterinario
Clinica Sempione Milano 02.33605150
SE IL CIBO È UN PROBLEMA
“Noi siamo quello che mangiamo”: così recita un antico motto popolare che nasconde una certa parte di verità.
Sebbene sia riferita alla nostra specie, in realtà il suo significato è valido anche per cani e gatti: noi non siamo poi così diversi da loro. Se correttamente nutriti i nostri amici si dimostrano più sani e più longevi, come più volte hanno sottolineare in questi ultimi anni i nutrizionisti canini e felini.
Il legame tra alimentazione e salute, tuttavia, nasconde a volte delle correlazioni che esulano dalla qualità e dalla quantità della razione, così come dai processi di digestione e assimilazione: è il caso, per esempio di allergie alimentari, intolleranze dietetiche e reazioni avverse al cibo, fenomeni che, ben noti e documentati nel cane e nel gatto, stanno diventando più frequenti rispetto al passato.
Cercare di capire, qualora i nostri cani o gatti dovessero avere dei problemi, se le cause del loro malessere derivano dall’alimentazione è essenziale per trattarle nel modo più corretto.
ESISTONO DIVERSI TIPI DI DISTURBO
Le cosiddette “reazioni avverse” al cibo sono risposte anomale che l’organismo di cani e gatti mette in atto dopo avere ingerito ingredienti alimentari o di additivi di diverso genere e che comprendono, a loro volta, differenti disturbi, siano essi su base immunologica oppure no.
L’intolleranza alimentare è una reazione avversa che si instaura senza che vi sia una corrispondente forma di allergia. Diverso è il caso dell’ipersensibilità, che nasconde un meccanismo di tipo immunitario: l’alimento, in tal caso, si comporta da allergene e determina una risposta degli anticorpi da parte del sistema immunitario dell’animale.
Vi sono, poi, altre denominazioni, quali l’idiosincrasia al cibo (reazione abnorme che non presuppone meccanismi di tipo immunologico), l’anafilassi al cibo (forma allergica, in grado di causare uno shock anafilattico), le reazioni metaboliche al cibo (che possono essere legate a un ingrediente o a un’alterazione a carico del metabolismo), le reazioni farmacologiche al cibo (dipendenti da sostanze chimiche presenti nell’alimento), le tossinfezioni alimentari (avvelenamenti causati da tossine presenti nel cibo o prodotte da microrganismi contaminanti); tutte queste forme riconoscono come responsabile del problema uno o più ingredienti della dieta.
CI SONO I SINTOMI ALLA PELLE…
Ricerche condotte negli ultimi anni dai medici veterinari esperti in dermatologia hanno messo in evidenza come una buona parte delle affezioni cutanee di cani e gatti siano da mettere in relazione a problemi di natura alimentare. Il sintomo predominante, in questi casi, è il prurito: l’animale si lecca con la lingua, si mordicchia con i denti, si gratta con le unghie delle zampe posteriori e sfrega alcune parti del suo corpo contro superfici ruvide.
Questi tentativi di alleviare il prurito generano a loro volta arrossamenti, caduta del pelo e ferite, che creano poi croste e piaghe, che diventano facilmente preda di infezioni secondarie della pelle. La localizzazione di tali lesioni può essere molto variabile, anche se più spesso sono interessate le parti ventrali del corpo (le ascelle, l’inguine, l’interno delle cosce) e le zampe (soprattutto gli spazi interdigitali).
…I SINTOMI GASTROINTESTINALI…
Le reazioni avverse al cibo possono determinare in cani e gatti anche sintomi di tipo gastrointestinale, talvolta associati (non sempre, però) alle alterazioni della pelle prima descritte. Questi segni clinici possono essere poco o molto rilevanti, a seconda dei casi.
Il vomito, relativamente frequente, consiste nell’espulsione del cibo parzialmente digerito e quindi, evidentemente, ha un aspetto ancora piuttosto riconoscibile; più di rado, tuttavia, può accadere che vengano inviati all’esterno contenuti gastrici liquidi, viscosi o schiumosi, di colore bianco o giallastro.
Più spesso, però, il sintomo predominante è la diarrea: le feci possono essere prive di forma o decisamente fluide; il sangue è piuttosto comune, specialmente se gli episodi di diarrea sono frequenti e gravi, associati a un grosso sforzo di espulsione.
In certi casi, poi, possono essere presenti (anche o solo) borborigmi (cioè rumori intestinali e brontolii di pancia), flatulenze (emissioni di gas più o meno puzzolenti), coliche (l’animale tende a muoversi poco e presenta addome contratto) e prurito nella zona anale.
…E I SINTOMI DI ALTRO GENERE
Sebbene molto spesso le reazioni avverse al cibo si manifestino con problemi di tipo dermatologico o gastrointestinale, può anche accadere di assistere alla manifestazione di sintomi a carico di altri organi. La localizzazione di tali reazioni all’apparato respiratorio, pur se rara, può essere caratterizzata da starnuti, episodi di broncocostrizione (riduzione del lume delle basse vie aeree, che comportano difficoltà nell’introduzione dell’aria nei polmoni) e colpi di tosse.
Sono state descritte, inoltre, convulsioni (impropriamente chiamate crisi epilettiche, in quanto non determinate da una forma di epilessia), caratterizzate da perdita di coscienza, movimenti a scatto delle zampe anteriori e posteriori, perdita involontaria di saliva, urina e feci.
A volte le reazioni avverse al cibo comportano disturbi a livello degli occhi, come per esempio infiammazione congiuntivale, lacrimazione eccessiva, prurito e presenza di secrezioni anomale.
Allo stesso modo, anche le orecchie possono essere direttamente interessate: la comparsa di arrossamenti, otiti (cani e gatti scuotono con fastidio il capo e tendono a grattarsi ripetutamente le orecchie con le zampe posteriori) e secrezione ceruminosa possono infatti essere indicative anche di un disturbo su base alimentare.
COME SI RICONOSCONO LE REAZIONI AVVERSE AL CIBO
La comparsa dei sintomi descritti deve sempre far sospettare la presenza di un problema legato all’alimentazione. Per rendersene conto è opportuno escludere altre cause di malattia, quali per esempio infezioni, parassitosi, allergie, avvelenamenti e così via. È consigliabile quindi fare quanto prima gli esami specifici, necessari per il riconoscimento del problema.
Sebbene per le persone siano una routine, i test cutanei (intradermoreazione) in cani e gatti non danno sempre risultati attendibili: per questo non tutti i medici veterinari dermatologi sono concordi sulla loro utilità.
Le analisi del sangue hanno il vantaggio della semplicità di esecuzione e forniscono risultati più accurati rispetto alle prove allergiche cutanee: il loro limite, tuttavia, è rappresentato dal fatto che non tutti i casi di reazioni avverse al cibo sono su base allergica o immunitaria. Ne consegue che i casi di intolleranza determinati da forme di ipersensibilità possono sfuggire.
Il modo migliore per individuare il problema è la cosiddetta dieta da privazione o da eliminazione.
LA DIETA DA PRIVAZIONE
Per mettere in atto una dieta da privazione si devono scegliere due fonti alimentari – proteine e carboidrati – con le quali l’organismo del cane e del gatto non è mai venuto in contatto.
Le proteine possono essere di origine animale oppure vegetale, mentre per quel che riguarda i carboidrati ci si indirizza di solito su avena, orzo, farro o patate. Gli ingredienti vanno ben cotti ed è indispensabile non dare all’animale assaggi di altro genere nel corso della giornata. In alternativa, si possono utilizzare alimenti preconfezionati specifici (mangimi ipoallergizzanti), reperibili nei negozi per animali.
La dieta da privazione va somministrata per quattro-otto settimane consecutive, verificando se i disturbi tendono a scomparire del tutto. Dopo tale periodo e senza sintomi, si comincia ad aggiungere un nuovo ingrediente alla volta per periodi di una settimana, valutando il risultato.
In questo modo ci si rende facilmente conto se un determinato cibo provoca o meno problemi. La cura delle reazioni avverse al cibo comporta, infatti, l’eliminazione degli ingredienti responsabili dei disturbi, ma per poterlo fare si deve sapere con precisione quali sono i cibi che scatenano le reazioni avverse.
Nelle fasi iniziali, quando i disturbi sono rilevanti oppure vi sono delle complicazioni, può essere raccomandabile somministrare all’animale, su consiglio del medico veterinario di fiducia, farmaci (anti-prurito, antibiotici, fermenti lattici e così via) che attenuino la gravità dei segni clinici esibiti dal nostro amico a quattro zampe.
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