Secondo Conrad, l’autore di Cuore di Tenebra, per imbattersi nell’orrore bisognava risalire con un barcone la corrente di un fiume pieno di insidie e penetrare nel cuore della foresta vergine africana. Oggi per noi è molto più semplice: basta varcare la soglia del Parlamento italiano, nel cuore di Roma, dove è in via di recepimento (tramite decreto legislativo e cioè senza dibattito) la Direttiva 2010/63/UE sulla vivisezione.
I 79 articoli e gli otto allegati di questa legge, derisoriamente chiamata “Direttiva sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici”, sono un concentrato di pratiche incredibili, che sembrano venire dai secoli bui della Storia, e che un numero importante di medici e scienziati giudicano controproducenti per la salute umana, utili solo ai centri di ricerca e alle aziende nazionali e transnazionali, che ne traggono benefici economici straordinari.
L’unica strada per superare questo immane sacrificio di esseri senzienti e nello stesso tempo tutelare la nostra salute è lo sviluppo dei metodi sostitutivi, sempre elogiati e ricordati a parole: ma chi, tra i nostri politici e i nostri ricercatori, li vuole davvero? Come mai, nell’ottobre 2011, la proposta di destinare a questi metodi il 33 per cento dei fondi per la ricerca, proposta presentata nella Commissione XII della Camera, è stata immediatamente cassata?
Per avere una risposta a questi interrogativi e per chiedere un grande dibattito aperto e democratico sull’implementazione dei metodi sostitutivi, la LEAL, insieme con il Comitato scientifico Equivita e con la Fondazione Hans Ruesch, ha scritto una Lettera aperta al ministro della Salute Renato Balduzzi, sottoscritta anche da Una e da Lida Firenze.
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