Nutrie di Lambrate uccise con il gas: la protesta di Vitadacani, LAV, LAC, LEAL e Rete dei Santuari contro il Comune di Milano, che si dichiara soddisfatto del lavoro svolto. L’intervento però non è ancora concluso e le associazioni chiedono di salvare gli animali sopravvissuti.
Migliaia di cittadini nei mesi scorsi avevano manifestato la loro indignazione inviando mail e telefonando agli uffici comunali.
A niente sono servite le proteste di migliaia di cittadini, che hanno scritto al Comune di Milano, e le richieste di tante associazioni, da Vitadacani con la Rete dei Santuari di Animali Liberi, a LAV, da LAC, a LEAL. La cattura e l’uccisione in camere a gas delle nutrie che vivevano pacificamente nel cimitero di Lambrate sono ormai quasi concluse. “Colpevoli” di sporcare, scavare qualche cunicolo e mangiare i fiori sulle tombe, sono state prelevate con le gabbie trappola e poi gasate, nonostante le varie alternative presentate dalle associazioni, dalla sterilizzazione – sul modello di quanto già si sta sperimentando a Torino – e successiva liberazione, alla richiesta di accoglierle in alcuni rifugi.
“In una recente riunione –affermano le associazioni che si erano occupate del caso – i rappresentanti del Comune di Milano si sono dichiarati anche molto soddisfatti del lavoro svolto–. Inizialmente ci è stato comunicato che le uccisioni erano terminate, poi nel corso dello stesso incontro abbiamo scoperto che le operazioni di cattura, che dovevano concludersi a dicembre, proseguiranno ancora per tutto il mese di marzo. Siamo allibiti e increduli, chiediamo nuovamente al Comune di Milano di interrompere le uccisioni, per permetterci di salvare le superstiti, e di non adottare mai più in futuro azioni cruente come questa, che è costata oltre 20mila euro di soldi pubblici”.
Per le associazioni per i diritti degli animali “l’uccisione non era necessaria e perciò punibile ex art. 544 bis del codice penale, oltre che impropriamente legittimata facendo riferimento al piano regionale di eradicazione, visto che il Comune di Milano non ne ha rispettato le premesse che giustificano gli interventi di questo genere, vale a dire danni a colture, argini o specie di volatili da proteggere. L’intervento infatti è stato attuato per evitare la presenza di deiezioni all’interno del cimitero e non esistono norme che autorizzino l’uccisione di animali per questo”.
“Scelte diverse ed etiche potevano essere fatte – concludono Vitadacani, Rete dei Santuari , LAV, LEAL e LAV-. La sterilizzazione, in poco tempo, avrebbe portato al contenimento e in seguito alla scomparsa della colonia di roditori senza usare metodi efferati come quello adottato. Se è vero che, con alcuni recenti lavori, il Comune ha recintato il perimetro del cimitero per evitare l’ingresso degli animali, dovrebbe esserci concesso di sterilizzare o portare in salvo le nutrie sopravvissute, visto che, essendo un numero sparuto da quanto dichiarato dal Comune, non dovrebbero più essere in grado di procurare danni”.