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La tutela dell’orso della Marsica – Possiamo/dobbiamo fare davvero qualcosa?

Ago 27, 2024 | Ambiente, EVIDENZA

L’attuale stato di benessere degli orsi marsicani non lascia spazio a molte scelte; non fare nulla equivale a condannare la sottospecie. LEAL non ci sta!

In seguito alle polemiche che qualcuno (pochi, in verità) ha sollevato riguardo alla posizione di LEAL nei confronti del progetto presentato dallo zoologo Paolo Forconi, vanno chiariti alcuni aspetti.
Il progetto presentato al Ministro dell’Ambiente risulta al momento, l’unico in grado di portare un cambiamento necessario, in un contesto nel quale l’attuale situazione di benessere degli orsi risulta molto difficile a causa dell’estate molto calda che stiamo vivendo e del fatto che gli organi preposti non sembrano interessati a fare qualcosa per tutelare il plantigrado. Tutta la fauna selvatica è in difficoltà ed una particolare attenzione, senza volerne togliere alle altre specie, va posta nei confronti dell’Orso della Marsica, sottospecie endemica unica al mondo e a rischio di sopravvivenza, patrimonio quindi dell’intero pianeta, la cui perdita sarebbe una tragedia dal punto di vista livello ambientale ed etologico per tutti.
Il caldo eccezionale di questi mesi ha messo in grave difficoltà la sottospecie, costringendo un numero più elevato della norma di individui a spingersi nei paesi per cercare cibo, essendo venuta a mancare la solita abbondanza degli anni addietro. In molte parti del mondo è accertato l’aumento dei danni nei periodi di scarsità naturale del cibo; ovviamente gli animali cercano il cibo dove se ne trova ed i luoghi abitati dall’uomo sono sempre ricchi di cibo abbandonato in vari modi e quindi disponibile per il selvatico. Questa convivenza forzata, già difficile in tempi normali rischia di acutizzarsi creando tensioni che possono sfociare nelle intolleranze verso la specie e finire in tragedia, come già accaduto per l’orsa Amarena.
Per calmierare la situazione è necessario che gli orsi si allontanino dai centri abitati rientrando nel loro habitat naturale e per farlo occorre fornire loro una giusta motivazione. La proposta dello zoologo risulta al momento accettabile nella misura in cui questa venga effettuata nel modo più corretto, fornendo cioè alimenti solamente nei periodi di maggiore difficoltà di reperimento di cibo e con la posa nel giusto periodo della giornata (il crepuscolo). Ovviamente tale attività deve essere effettuata da personale preparato. Chi ritiene non sia giusto allontanare gli orsi perché convinto di una possibile pacifica convivenza non ha evidentemente compreso le difficoltà e le paure (comprensibili) che vi sono da parte dell’uomo nel dover dividere il proprio habitat con il plantigrado. Piantare i piedi pretendendo che l’uomo si adatti alla convivenza, pur risultando un pensiero più che condivisibile dal punto di vista etico, nella vita reale risulta utopico (ed invito chiunque a trovarsi di fronte un animale come l’orso, di notte per comprendere cosa si possa provare). Se pure è vero che ogni incidente capitato tra umani e orsi in Italia è da imputarsi all’uomo e alle sue mancanze, non possiamo anche se vorremmo, cambiare una cultura radicata che pretende la nostra specie al di sopra delle altre. Mentre lavoriamo perché ciò accada dobbiamo tutelare gli animali a volte anche con decisioni non sempre comprensibili o condivisibili ma necessarie. Il foraggiamento periodico, che tanto sembra far discutere soprattutto tra chi non è addentro la materia risulta fornire risultati altalenanti, questo è vero e mentre in alcune zone del mondo ha dato esiti positivi, in altre no. Vanno però considerati alcuni aspetti fondamentali: la sottospecie del Marsicano è atipica essendo unica al mondo e le caratteristiche etologiche che la distinguono possono far ben sperare. Un piccolo esempio lo abbiamo avuto con i cuccioli orfani dell’orsa Amarena, foraggiati proprio dallo zoologo Forconi; grazie alla sua azione non solo sono sopravvissuti in un periodo difficile della loro vita ma non sono più tornati nei paesi. Da ultimo ma non per importanza, va ribadito che assolutamente bisogna fare qualcosa e questo appare l’unico progetto presentato in merito che possa avere una valenza e dare risultati positivi. L’invito a chi lamenta solamente questa azione è quello di proporre alternative degne di essere lette perché le mere lamentele non sono accettabili.
Nel frattempo bisogna lavorare con altri mezzi atti a far desistere gli orsi dall’interessarsi alle attività antropiche. Protezione con adeguati sistemi di recinzione elettrificata (con voltaggio della potenza adeguata), pollai e apiari costruiti per resistere all’impatto di un orso, come già ne esistono in Europa e nel mondo, la chiusura temporanea e controllata di alcuni sentieri, soprattutto nelle aree dove si muovono femmine con cuccioli al seguito sono metodi già sperimentati con successo che devono essere applicati nelle zone dove il plantigrado è presente. Anche l’uso di spray demotivante risulta in molte aree del mondo avere esiti positivi, purché fornito a chi sia in grado di utilizzarlo nel modo adeguato e solamente quando davvero necessario. Non di meno la posa di cassonetti anti-orso risulta fondamentale per far desistere il Carnivoro dall’entrare nei paesi.
Per chiudere, pur comprendendo alcune delle lamentele (non tutte, per inciso) LEAL ha il preciso dovere di tentare ogni strada possibile per tutelare gli animali, soprattutto quando appartengono a specie o sottospecie così fragili come sappiamo essere l’orso della Marsica. Non fare nulla, guardare da un’altra parte, equivale a condannare gli animali alla sofferenza e alla morte e questo non è accettabile.

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