La situazione delle specie di pesci a rischio è critica e richiede un’azione urgente, si devono intensificare gli sforzi di conservazione e migliorare la gestione delle risorse ittiche pena ulteriore perdita di biodiversità.
Recenti studi pubblicati su PloS Biology (https://journals.plos.org/plosbiology/article?id=10.1371/journal.pbio.3002773), evidenziano la necessità di garantire la sostenibilità degli ecosistemi acquatici e fanno emergere una grave crisi per le specie di pesci a rischio di estinzione I dati ottenuti mostrano come il numero di specie minacciate sia di molto più alto rispetto alle precedenti stime ufficiali.
Le cifre sono preoccupanti: il 12,7% delle specie di pesci è a rischio di estinzione, rispetto al 2,5% stimato dall’International Union for the Conservation of Nature (IUCN). Il nuovo dato deriva dall’analisi di circa 5.000 specie precedentemente non considerate a causa della mancanza di dati attendibili. Il 38% delle specie di pesci non è stato studiato adeguatamente, rendendo difficile una valutazione accurata del loro stato di conservazione. Un sistema di intelligenza artificiale ha condotto i ricercatori ad analizzare le specie che precedentemente avevano dati insufficienti. Questo sistema ha portato il numero di specie a rischio da 334 a 1.671.
Le maggiori minacce alla fauna ittica sono date dalla pesca incontrollata che ha portato le specie più grandi che si riproducono più lentamente e sono più vulnerabili e vicini all’estinzione come ad esempio il tonno rosso e il pesce spada.
Anche l’inquinamento rappresenta una delle maggiori minacce, con il 57% delle specie di pesci d’acqua dolce colpite da fattori inquinanti organici (scarichi civili, agricoli, zootecnici e industriali contenenti sostanze organiche biodegradabili), inquinanti inorganici (sostanze provenienti da lavorazioni industriali (settore chimico, metallurgico, conciario), sostanze organiche di sintesi, inquinamento da idrocarburi (sversamenti di petrolio da petroliere danneggiate o naufragate, acque di lavaggio delle cisterne delle navi), inquinamento chimico (pesticidi, fertilizzanti, detergenti, prodotti chimici industriali, erbicidi, solventi organici utilizzati dalle industrie (acetone, trielina, benzene, toluene, ecc.), inquinamento da rifiuti solidi (rifiuti urbani come plastica, microplastiche, sacchetti, rifiuti industriali, inquinamento termico (scarico incontrollato di acqua a temperatura superiore per raffreddare impianti industriali), inquinamento da nutrienti (fertilizzanti e pesticidi usati in agricoltura, liquami e residui degli allevamenti, inquinamento microbiologico (batteri patogeni come legionella ed escherichia coli).
Anche il cambiamento climatico influisce sulla temperatura dell’acqua e modifica le condizioni dell’habitat di molte specie che rischiano l’estinzione.
Lo squalo bianco, ad esempio e già scomparso al 96% nel Mediterraneo, ed è considerato vulnerabile a causa della pesca eccessiva e dei cambiamenti climatici.
Se la situazione è preoccupante ciascuno di noi può tuttavia impegnarsi a contrastare l’inquinamento delle acque e l’estinzione dei pesci. Riduciamo l’uso della plastica che rappresenta una delle principali minacce per gli ecosistemi acquatici attuiamo la politica del riciclo anche per una corretta gestione dei rifiuti. Utilizziamo prodotti biodegradabili, scegliamo mezzi di trasporto sostenibili e evitiamo i prodotti usa e getta privilegiando prodotti durevoli.
Non stanchiamo di sensibilizzare, informare e impegniamoci a promuovere e supportare leggi e norme che proteggano le acque e la fauna acquatica.
Leggi un altro nostro articolo sull’argomento:https://leal.it/2020/07/03/leal-animalismo-e-ambiente-lasciamo-i-pesci-al-mare-e-scegliamo-vegan/
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