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Il nostro addio a Mosquito

Set 26, 2016 | Argomenti, LEAL informa, Storie | 5 commenti

MOSQUITO_01MOSQUITO_02MOSQUITO_03MOSQUITO_04ADESSO SONO NEL SOLE.
NON POTEVO PIÙ RIMANERE MA VI PORTO CON ME.
GRAZIE A TUTTI VOI.
IL VOSTRO MOSQUITO.
Mosquito ha dovuto andare via.
Non poteva più rimanere.
Buon viaggio fratellino, salutaci il sole.
Scrive Antonella: “Vorrei dire due cose di Mosquito: in questi 75 giorni di vita con noi, credo lui si sia preso una fettina di benessere per pareggiare un po’ tutto il dolore che ha patito. Durante questo tempo non ha sofferto la fame ne la sete, è stato al fresco quando fuori c’era il caldo afoso, è stato, e si è sentito, protetto, gli sono state date tutte le medicine per aiutarlo a sconfiggere la malattia e soprattutto per non farlo soffrire, è stato accudito e un po’ viziato. Soprattutto è stato amato! Forse è per questo che dentro la gabbia della clinica ci stava come se fosse in vacanza, non ha mai dato segni d’insofferenza alla restrizione. E allora tutti ricordiamocelo come quando lo chiamavamo, dal corridoio che porta alla stanza della degenza e lui ci rispondeva, prima di vederci, con un “Mieo Brrru”. Ma soprattutto ricordiamocelo con la faccia di quando vedeva passare del cibo che non era per lui ma per gli altri ricoverati. È riuscito a impietosire una signora, che alimentava con la siringa la sua micetta, fino a farla andare dalle Vet a chiedergli se poteva dare qualcosa anche a lui! Oppure quando è riuscito far capitolare l’intransigenza della Veterinaria che alimentava un paziente, fino a farla esclamare: “va bene forza… la scatoletta finiscila te!” È cosi che lo voglio ricordare, Mosquito è questo! Ora lui percorre altri sentieri ma nella nostra prossima vita ci intercetteremo di nuovo e sarà di nuovo un bellissimo grande amore. Buon viaggio fratellino, salutaci il sole”.
Così scrive Antonella che in tutti questi giorni è sempre stata presente insieme a Niccolò e Alice. Loro tre non lo hanno mai lasciato solo. Negli ultimi giorni si sono riuniti in una casa e hanno accolto Mosquito che si è sentito a casa. Mosquito ha dormito sul divano davanti al camino. Mosquito è stato felice.
Grazie ragazzi.
Grazie per tutto quello che avete fatto.
Grazie per essere così come siete.
Grazie per averci ricordato che non ci si arrende mai e si continua a lottare con amore. Grazie per essere con noi.
Nelle foto, dall’alto: Mosquito felice gioca durante i suoi ultimi giorni in casa; le condizioni di Mosquito quando è stato preso e ricoverato; durante la degenza e dopo vari interventi di pulitura della necrosi e ricostruzione plastica.
LA STORIA DI MOSQUITO
Mosquito era stato avvistato in condizioni molto precarie nei boschi di Cavriglia (AR). Dopo essere stato catturato dai volontari di Arezzo era stato ricoverato e curato. Un orecchio mancava perché consumato da un tumore, il tessuto sul cranio e intorno era necrotico e veniva via al solo tocco della mano e la carne viva era piena di larve di mosche. Mosquito cosi chiamato perché ricoperto di mosche è stato curato al meglio. La carne morta è stata asportata e con interventi mirati l’ampiezza della ferita è stata ridotta. Le radiografie hanno evidenziato vecchie fratture al bacino e alle zampe che si erano saldate da sole. Purtroppo Mosquito era anche Felv positivo e il tumore ha continuato ad espandersi. Ma per tutto questo tempo il piccolino è stato curato al meglio con grande professionalità.
Ne è valsa la pena?
Sì, ne è valsa la pena.
Ne vale sempre la pena e Mosquito ce lo insegna una volta di più.
Un gattino randagio malato gravemente è stato con noi per poco tempo ma con tanto amore.

Mosquito ha conosciuto l’amore che c’è in un bacino dato sul naso, quel bacino che tutti i gatti dovrebbero ricevere nella loro vita. Che la terra ti sia lieve piccolino.
Grazie a tutti voi che ci avete aiutati. Anche grazie a voi Mosquito e stato felice. Grazie in particolar modo ad Antonella Augusta, Alice Benini e Niccolò Ferruzzi che si sono presi cura di lui con amore.
Un grazie particolare alle due veterinarie, Monica e Stefania, del Centro Veterinario S. Lorenzo di Montevarchi, per la loro professionalità e per l’amore che gli hanno dato e anche per la loro pazienza verso di noi che eravamo sempre un po’ fra i piedi.
Bruna Monami
LEAL sezione Arezzo