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Lettera aperta di LEAL al Consorzio sul caso del cane ucciso a Bondeno

Mar 3, 2017 | LEAL informa, Proteste e Incontri, Sezioni blog | 1 commento

Ferrara 01.03.2017
LEAL Lega Antivivisezionista sezione di Ferrara, che ha organizzato lunedì 20 marzo un presidio davanti agli uffici del Consorzio di Bonifica di Burana a Bondeno, come forma di protesta per il cane ucciso a colpi di fucile dal suo padrone, manifesta sconcerto e forte preoccupazione per le evidenze che questa tristissima e deplorevole vicenda ha fatto affiorare.
Nulla togliendo alla gravissima responsabilità del reo e del suo complice, ci chiediamo se non ci siano precise corresponsabilità da parte della dirigenza del Consorzio, per omissione di vigilanza su un loro dipendente che non solo era in possesso di un’arma, ma l’ha usata in orario di lavoro e all’interno di un impianto destinato al pubblico servizio, commettendo un grave reato.
Pochi giorni prima dell’accaduto il Consorzio ha aggiornato ed emanato un “documento di valutazione del rischio per la sicurezza e salute dei lavoratori”, dove viene messa in risalto “la valutazione del rischio come forma primaria d’intervento da parte del datore di lavoro, da ripetersi periodicamente e da cui fare seguire le misure preventive e formative”.
Riteniamo che la prima misura preventiva per garantire salute e sicurezza sia l’assenza di armi da fuoco all’interno di un contesto lavorativo pubblico e su questo aspetto chiediamo al Consorzio se ha vigilato e quali misure preventive abbia adottato. Evidentemente nessuna perché un fatto che poteva essere prevenuto è accaduto. Noi come cittadini non siamo contenti che in luoghi che appartengono alla collettività nessuno vigili affinché non vengano detenute armi e commessi delitti.
Oltre alle persone c’è un altro aspetto che è l’ambiente. Come può un ente che si vanta di associare alla sicurezza idraulica del territorio, una sensibilità nei confronti dell’ambiente e della biodiversità, assumere alle proprie dipendenze un soggetto con licenza di caccia armato di fucile? Sono queste le figure professionali che dovrebbero tutelare la fauna selvatica del territorio? Ci mostrate immagini di paesaggi con una natura incontaminata, sorvolati al tramonto da stormi di anatre in volo su corsi d’acqua, dove ogni elemento è unito e in armonia con tutti gli altri. In quel contesto, la presenza di un cacciatore come figura umana inserita per chiudere il cerchio, ci sembra totalmente fuori luogo.
Tutto il territorio del Consorzio è inoltre disseminato di cartelli con la scritta “divieto di caccia” di cui uno proprio nell’area dove è stato ucciso quel povero cane. La nostra percezione è che ci sia una palese contraddizione tra ciò che si afferma e si mostra e la realtà dei fatti.
La credibilità si fonda sulla coerenza, in assenza della quale non c’è fidabilità, né sicurezza. Avete dichiarato di esservi sentiti offesi dai nostri manifesti. Non invertiamo le parti. La parte offesa siamo noi, talmente offesi che ci costituiremo parte civile nel procedimento penale di cui voi sarete i responsabili civili. Voi stessi avete dichiarato che “il fatto è accaduto all’interno del cortile in orario di lavoro” da parte di un vostro dipendente, aggiungiamo noi, talmente abituato ad uccidere quella biodiversità che avrebbe dovuto tutelare, da arrivare ad uccidere, con la stessa arma, il proprio cane.
In attesa che la Giustizia faccia il suo corso e presenti il suo conto, chiediamo a codesto Consorzio di prendere provvedimenti nei confronti del reo e del suo complice, adeguati alla gravità del fatto compiuto. Un semplice trasferimento non basta. Non basta a mettere i colpevoli davanti alle loro responsabilità gravissime, ma soprattutto diffonde a livello sociale un pericoloso messaggio, sottovalutando l’accaduto attraverso l’applicazione di una misura palliativa. Individui del genere non vanno “isolati dal contesto lavorativo pubblico” come voi dite, ma completamente rimossi dai loro incarichi, cioè licenziati.
Davanti a fatti di questa gravità non si possono adottare mezze misure. Ricordiamo che non si è trattato di un “incidente”, ma di una vera e propria “esecuzione”, dell’uccisione intenzionale, volontaria di un povero cane inerme ed indifeso, sul quale si è applicato il principio “non mi servi più, perciò ti elimino”. Riusciamo ad immaginare le conseguenze se lo stesso principio fosse applicato al genere umano, se il diritto alla vita fosse garantito solo a chi è capace ed efficiente? Nessuno potrà più fare nulla per quel povero animale, ma noi desideriamo che il suo sangue non sia stato versato inutilmente, che diventi bandiera di una nuova sensibilità di tutti, anche di coloro che ancora mostrano indifferenza davanti a questi crimini. Fatti del genere non devono più accadere.
Chiediamo semplicemente che ognuno (lavoratore e datore di lavoro) si assuma le proprie responsabilità per quanto di competenza. Da parte nostra, continueremo a mantenere alta l’attenzione e a vegliare sul vostro operato.

 
Stefania Corradini
LEAL sezione Ferrara
tel. 349.4021232
lealferrara@libero.it
 
presidio bondeno 02


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