LEAL VIVISEZIONE: A CHE PUNTO È LA RICERCA SU COVID-19? RADIOVEG.IT NE PARLA CON MIRTA BAIAMONTE (parte seconda)

LEAL VIVISEZIONE: A CHE PUNTO È LA RICERCA SU COVID-19? RADIOVEG.IT NE PARLA CON MIRTA BAIAMONTE (parte seconda)

Su RadioVeg.it la professoressa Mirta Baiamonte, referente scientifica di LEAL, nella prima parte del suo interessante intervento, spiega come il virus attacca l’uomo e come avviene la trasmissione da uomo a uomo e come serva concentrarsi sulla sperimentazione sull’uomo. Infatti le cure prestate purtroppo non sono servite in moltissimi casi…
Il futuro è nella ricerca human based.
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LEAL VIVISEZIONE: SÌ ALLA RICERCA SENZA COINVOLGERE GLI ANIMALI

LEAL VIVISEZIONE: SÌ ALLA RICERCA SENZA COINVOLGERE GLI ANIMALI

[da La Repubblica 1 maggio 2020]
PhD. Prof. Mirta Baiamonte
Biomedico, Biotecnologo, Embriologo Clinico
Consulente Scientifico LEAL LEGA ANTIVIVISEZIONISTA
La cronaca di questi tempi ha evidenziato su diversi fronti l’applicazione continuativa e stonata della sperimentazione animale per “studiare” patologie di turno sotto i riflettori della carta stampata ed online, da parte di differenti colleghi, impegnati nella ricerca sia in italia che in alcune nazioni estere.
Il confronto con la sezione del mondo della ricerca, che fonda il proprio credo esclusivamente sulla ricerca human based, quale unico e solo metodo per lo studio di differenti patologie della specie umana (in quanto unica fonte certa di informazioni e linee guida per comprendere i meccanismi alla base di patologie umane), trova sempre il mondo dei pro sperimentazione animale non incline ad un confronto “costruttivo sinergico”, dimenticando che lo scopo unico e solo della ricerca deve essere ridurre negli anni il numero di “malati”, affetti dalle differenti patologie che oggi sono sulle pagine della medicina clinica.
La notizia che “esalta” noi ricercatori human based è che la UE premia il Prof. Bonini dell’Ateneo di Parma per un progetto di studio denominato Future-Nhp, il cui obiettivo consiste nel realizzare e validare un innovativo dispositivo mediante stampa 3D che permetta di effettuare registrazioni di singoli neuroni, su scimmie libere di muoversi, saltare, arrampicarsi e comunicare, grazie a tecniche telematiche e registrazioni video multi-camera (citazione dell’articolo sulla Gazzetta di Parma del 28 aprile 2020).
Da mesi ormai le testate giornalistiche, le tv nazionali, riportano dichiarazioni di virologi che affermano che la sperimentazione animale è imprescindibile anche nell’attuale situazione del virus SARS-CoV2, causa del COVID-19, e che il vaccino è l’unica soluzione alla gestione risolutiva della pandemia in atto.
Precisiamo a chiare lettere e a voce alta che l’azione del virus è in assoluto calo in termini di numero di contagi per la reale ed esclusiva spiegazione di carattere scientifico che il virus sta mutando e quindi modificando il proprio profilo genetico, subendo una modifica della sua virulenza, divenendo più debole nell’attaccare la specie umana.
Riguardo ai premi per la ricerca da parte dell’UE, siamo ben contenti quando questi arrivano a supporto economico su protocolli di ricerca, lì dove l’evidenza scientifica sia in relazione a protocolli di ricerca su patologie specie specifiche. Significa: malattia dell’uomo = studio sull’uomo, malattia dell’animale = studio sull’animale.
È giusto ricordare e condividere con gli addetti ai lavori, ma anche con le Istituzioni di Governo nazionali ed europee, che oggi la ricerca scientifica impone con forza il diversificare lo studio sulle differenti specie animali (intendendo specie animale bipede, definito uomo, e specie animale quadrupede, definito essere senziente) visto che il linguaggio, il metabolismo, le abitudini di vita, l’alimentazione, il microbioma, le implicazioni del SNC sulle attività neuroendocrine delle due macro specie (uomo e animale) sono intrise di variabili talmente importanti e determinanti da far comprendere che, ad esempio, se si deve studiare l’Alzheimer va studiato sull’uomo, se si deve studiare il carcinoma del colon retto va studiato sull’uomo, e se si deve studiare una patologia specifica degli animali va studiata sull’animale.
Purtroppo la miopia scientifica, ancora oggi diffusa, va totalmente in contrasto con la vera scienza, facendo sì che tutto, indipendentemente da cosa sia, venga studiato sull’animale, con aspettative risolutive che non reggono il confronto con la lente di ingrandimento puntata sulla specificità specie specifica delle patologie umane.
Personalmente, in qualità di Biomedico, con un Dottorato di Ricerca in Neuroscienze e Disturbi del Comportamento, ho espressamente svolto ricerca solo sulla specie umana, e quando ho studiato le implicazioni del SNC sull’attività del tessuto ovarico umano, non avrei mai potuto studiare il tessuto ovarico di un modello murino o di scimmia, perché il loro SNC, come è ben noto a tutto il mondo scientifico, le loro fonti di stress, fonti di ansia di stato o di tratto, sarebbero state anni luce differenti per variabili legate alla differenza di specie.
Tengo a precisare e a ricordare che nella specie animale uomo, la diversità è alla base della individualità genetica del singolo individuo, causata a sua volta anche dalle diverse “esperienze” del genotipo del singolo nel rapportarsi con il fenotipo. Ovvero significa che un individuo può modificare le proprie sembianze fisiche e le proprie capacità neuro psichiche in base all’ambiente in cui cresce e si forma. Ne è un esempio preciso la naturale clonazione umana (i gemelli omozigoti, ovvero i gemelli provenienti dallo stesso ovocita fecondato dal singolo spermatozoo). Due individui fisicamente perfettamente identici, ma candidati a differenziarsi nella crescita per diversi fattori esterni che incideranno sulle modifiche dell’espressione del loro genoma in relazione alle loro scelte di vita, dall’alimentazione, all’ambiente in cui vivranno e lavoreranno, addirittura in base alla città in cui svolgeranno la propria vita.
Ciò dimostra e conferma quanto sia lontano lo studio sull’animale di patologie che riguardano esclusivamente la specie umana, commettendo l’ulteriore errore di studiare sull’animale patologie indotte artificialmente, falsando del tutto, già a monte, le cause di una forma patologica che trova fonti naturali diverse da quelle “in vitro”. Nell’ambito delle stampanti 3D, invito piuttosto a menzionarle e premiarle come metodo di ricerca se applicate alla ricerca sulla specie umana, nel riprodurre organi sintetici umani per comprenderne bene le attività istologico-funzionali basali (visto che nell’articolo menzionato, si parla di ricerca di base) per prevenire le loro alterazioni nelle funzioni,cause di patologie, e trovarne le adeguate cure risolutive, e non cure che portino il malato a non morire, ma a restare in una condizione cronico-degenerativa nel tempo.
Oggi si utilizza l’intelligenza artificiale per ripristinare un normale comportamento cognitivo nel paziente affetto da autismo, in particolare in fase pediatrica. Nel robot utilizzato a tale scopo, vengono riprodotti movimenti e dialoghi frutto di riproduzione mimica e verbale della specie umana; e malgrado lo sviluppo anche ecologico scientifico certificato, si continua a perseverare ad impiegare lo studio sulle scimmie per comprendere le funzioni del cervello umano. Inaudito e fallimentare.
I farmaci SNA, farmaci a DNA, sono l’innovazione delle biotecnologie per le terapie mediche. Creare un farmaco ad hoc sul singolo paziente, tagliato su misura sul suo genoma è la vera ricerca scientifica. Il coraggio del cambiamento metodologico è la vera ricerca oggi.
Il COVID-19 non può trovare soluzione sul solito vaccino. Il vaccino per essere prodotto in modo corretto prevede un tempo durante il quale il virus SARS-CoV2 sarà già ampiamente mutato. Quindi si inoculerà un vaccino per essere immuni contro qualcosa che non sarà più presente. Per non parlare del vaccino testato su animali. Il fallimento assoluto, perché il farmaco va ottenuto dallo studio su pazienti guariti da corona virus, e non da animali di cui si ha certezza scientifica che non siano in grado di contrarre il virus per vie naturali.
Ritengo altresì che la volontà e lo sforzo scientifico debbano basare il loro impegno per obiettivi medici applicati alla clinica, rimanendo fuori da percorsi di business che perdono di vista l’etica della professione medica, biomedica e biologica applicate alla fisiopatologia umana per le terapie mediche.


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NO DECISO ALLA SPERIMENTAZIONE ANIMALE

NO DECISO ALLA SPERIMENTAZIONE ANIMALE

LEAL LEGA ANTIVIVISEZIONISTA è impegnata dal 1978 sulla lotta alla sperimentazione animale (SA) per favorire la ricerca human based (RHB) portando avanti specificatamente motivazioni di natura scientifica, incidendo sul metodo di approccio al ragionamento scientifico, seguito subito dopo dal metodo applicativo.
Finanzia già dagli anni 80 borse di studio per ricercatori che sposano il principio della ricerca human based portando avanti la tematica dei metodi sostitutivi e non alternativi, insieme alla lotta al maltrattamento e allo sfruttamento animale.
Anche nell’attuale compagine storica, caratterizzata dal Covid-19, provocata dal virus SARS – CoV2, LEAL è parte attiva sul campo per informare l’opinione pubblica sulle tecniche innovative nella RHB, per sottolineare ancora oggi come il sostare sull’approccio alla sperimentazione animale sia l’ulteriore fallimento anche questa volta per affrontare il problema della pandemia causata dal nuovo Coronavirus.
Entrando nel merito, i grossi numeri in termini di malati, positivi asintomatici, guariti e purtroppo deceduti, impongono l’uso immediato della sperimentazione sull’uomo, e no di certo ancora l’uso della SA. Oggi, invece, gli sforzi sono puntati sul vaccino frutto di studio mediante inoculazione del virus ad alte dosi sugli animali (malattia indotta artificialmente non è mai la malattia contratta per vie naturali) con risultati fallimentari. Il virus, sia pur partito da specie animali differenti dalla specie animale uomo, ha subito diverse mutazioni genetiche dandogli caratteristiche specie specifiche, mostrando effettiva capacità di sola trasmissione da uomo a uomo, e non da animale all’uomo. Piuttosto appare possibile che l’uomo possa infettare l’animale, tra cui cani e gatti.
La FNOVI, Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani, ha ufficialmente comunicato che gli animali non si ammalano di Covid-19, né tanto meno lo trasmettono. I principi attivi antivirali, come il Favipiravir, il Remdesivir, l’Oseltamivir, testati in diverse strutture ospedaliere, hanno dato esito fallimentare.
Nessuna attenzione su Ozonoterapia, nessuna attenzione su Microbioma Umano, nessuna attenzione su farmaci SNA, Acidi Nucleici Sferici, farmaci a DNA (riproducibili anche a RNA da potere applicare contro i virus) che hanno la capacità o di “silenziare” e quindi rendere inoperativi i geni che codificano per la replicazione del virus, o di “sostituire” i geni frutto della patologia con geni sani all’interno delle cellule umane infettate dai virus. Metodologie di avanguardia, “chirurgiche” nella loro azione farmacologica, che impongono la nostra attenzione in un’era in cui si gestiscono in campo di ricerca scientifica human based, lo studio degli organi on chip, lo studio delle stampanti 3D che riproducono esattamente l’organo o il tessuto umano su cui vanno studiate le caratteristiche isto-fisiologiche, per comprenderne le modalità di ripristino dei normali funzionamenti quando una patologia compare a loro carico.
La National Institute of Health degli USA già dal 2018 sta studiando il DNA di grosse campionature di soggetti umani che si sono messi a disposizione per fornire dati sul proprio DNA (250.000 persone hanno aderito tramite un sito web fornendo cartelle cliniche e recandosi presso ospedali aderenti allo studio, fornendo campioni di sangue e urine per lo studio del loro genoma) così da favorire il progredire dei farmaci SNA, nell’obiettivo di creare farmaci effettivamente risolutivi, non solo frutto dello studio sull’uomo, ma anche tagliati in modo specifico per il soggetto umano malato, eliminando variabili intra-specie nell’uomo, legate non solo all’individualità genetica di ognuno di noi, ma anche alla differente appartenenza di etnia.

PhD. Prof. Mirta Baiamonte
Consulente Scientifico LEAL


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Sfoglia online l'ultimo numero della nostra rivista "La Voce dei Senza Voce" n. 117

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È online l’ultimo numero della nostra rivista “La Voce dei Senza Voce” n. 117 primavera 2020 con i contributi di: Gian Marco Prampolini, Mirta Baiamonte, Francesca Di Biase, Piero M. Bianchi, Giovanna Tarquinio, Silvia Premoli. Buona lettura.
Sfoglia online → “La Voce dei Senza Voce” n. 117
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L’editoriale di Gian Marco Prampolini
Presidente LEAL

Abbiamo “rotto le uova nel paniere”.
Un paniere molto ricco quello dei ricercatori vivisettori, se si considerano i fiumi di danaro che raccolgono con le fondazioni per la ricerca, tra contributi statali, pubblici, privati e dai finanziamenti europei, com’è venuto alla luce, a seguito della vicenda dei macachi.
La grande mobilitazione delle associazioni antivivisezioniste e animaliste in questi ultimi mesi, ha portato alla ribalta, con manifestazioni e articoli sui giornali, per coinvolgere anche l’opinione pubblica, non solo il caso in sé dei macachi detenuti nei laboratori di ricerca dell’Università di Parma, ma per dirottare l’attenzione verso una problematica ben più complessa, che riguarda la battaglia contro la sperimentazione animale come metodologia di ricerca. Una ricerca che coinvolge, secondo i dati statistici del 2017, decine di migliaia di animali nei laboratori solo in Italia: una strage.
In Italia è stata approvata una modifica, alla Direttiva Europea 2010/63, per imporre norme decisamente più restrittive e severe nell’impiego di animali a loro tutela, limitandone anche il numero, per favorire la ricerca di metodi sostitutivi al loro impiego.
Al momento in cui scrivo tutto è ancora fermo dal 2014 per continui rimandi fino al 31 dicembre 2020. In vista del suo scadere, rettori di università e ricercatori preoccupati, anche a seguito del “violento attacco” scatenato dagli animalisti, in febbraio hanno inviato una lettera aperta al Presidente del Consiglio Conte, per impedire l’approvazione, ribadendo la “necessità” di adeguarsi alle norme europee, con l’intento di cancellare un decreto che invece ha illuminato altri Paesi, in quanto aprirebbe nuove frontiere investendo in una ricerca scientifica evoluta, affidabile nei risultati per il benessere umano ed etico. È una grave minaccia per le conseguenze drammatiche che subirebbero ancora gli animali, la nostra salute e la ricerca stessa.
Abbiamo bisogno di essere ancora più sostenuti per portare avanti la nostra battaglia.

Sfoglia online → archivio rivista “La Voce dei Senza Voce”


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