AZIONE DI PROTESTA DAVANTI ALL’ISTITUTO DI SCIENZE FARMACOLOGICHE E BIOMOLECOLARI DELL’UNIVERSITÀ DI MILANO

AZIONE DI PROTESTA DAVANTI ALL’ISTITUTO DI SCIENZE FARMACOLOGICHE E BIOMOLECOLARI DELL’UNIVERSITÀ DI MILANO

Venerdì 17 settembre a Milano LEAL ha organizzato un blitz di protesta davanti al Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’Università di Milano dove si è tenuto un convegno dal titolo “Improving Openness in Animal Research in Italy”, organizzato dalla European Animal Research Association (EARA) con il supporto della Federation of European Neuroscience Societies (FENS) e della Società per le Neuroscienze (SfN), ed esponenti di Research4Life.

La finalità del convegno era il confronto su come migliorare in Italia l’apertura (e la comunicazione) sulla ricerca animale anche nei confronti del pubblico e dei decisori politici.Gli attivisti si sono presentati all’ingresso con uno striscione con la “LA BUONA E FALSA COMUNICAZIONE NON CANCELLA L’ORRORE DELLA VIVISEZIONE”.

La posizione di LEAL Lega Antivivisezionista rimane rigorosa e intransigente: la vera scienza che ottiene risultati tangibili non deve spendere energie per convincere sulla “necessità” della ricerca in vivo che prevede atroci torture ad esseri senzienti.

Non è necessario ed è aberrante normalizzare le torture agli animali prigionieri nei laboratori di vivisezione perché i veri ricercatori che lavorano per il progresso della scienza non utilizzano animali e “metodi alternativi” bensì li sostituiscono con la ricerca human based e con  tutti gli attuali sistemi altamente sofisticati di cui la scienza etica può disporre.

LEAL PER L’ABOLIZIONE DELLA VIVISEZIONE

LEAL ANIMALISMO – AGGIORNAMENTO SULLE NUTRIE DI LAMBRATE UCCISE CON IL GAS: IL COMUNE SI DICHIARA SODDISFATTO MA LE ASSOCIAZIONI PROTESTANO

LEAL ANIMALISMO – AGGIORNAMENTO SULLE NUTRIE DI LAMBRATE UCCISE CON IL GAS: IL COMUNE SI DICHIARA SODDISFATTO MA LE ASSOCIAZIONI PROTESTANO

Nutrie di Lambrate uccise con il gas: la protesta di Vitadacani, LAV, LAC, LEAL e Rete dei Santuari contro il Comune di Milano, che si dichiara soddisfatto del lavoro svolto. L’intervento però non è ancora concluso e le associazioni chiedono di salvare gli animali sopravvissuti.

Migliaia di cittadini nei mesi scorsi avevano manifestato la loro indignazione inviando mail e telefonando agli uffici comunali.
A niente sono servite le proteste di migliaia di cittadini, che hanno scritto al Comune di Milano, e le richieste di tante associazioni, da Vitadacani con la Rete dei Santuari di Animali Liberi, a LAV, da LAC, a LEAL. La cattura e l’uccisione in camere a gas delle nutrie che vivevano pacificamente nel cimitero di Lambrate sono ormai quasi concluse. “Colpevoli” di sporcare, scavare qualche cunicolo e mangiare i fiori sulle tombe, sono state prelevate con le gabbie trappola e poi gasate, nonostante le varie alternative presentate dalle associazioni, dalla sterilizzazione – sul modello di quanto già si sta sperimentando a Torino – e successiva liberazione, alla richiesta di accoglierle in alcuni rifugi.

“In una recente riunione affermano le associazioni che si erano occupate del caso – i rappresentanti del Comune di Milano si sono dichiarati anche molto soddisfatti del lavoro svolto–. Inizialmente ci è stato comunicato che le uccisioni erano terminate, poi nel corso dello stesso incontro abbiamo scoperto che le operazioni di cattura, che dovevano concludersi a dicembre, proseguiranno ancora per tutto il mese di marzo. Siamo allibiti e increduli, chiediamo nuovamente al Comune di Milano di interrompere le uccisioni, per permetterci di salvare le superstiti, e di non adottare mai più in futuro azioni cruente come questa, che è costata oltre 20mila euro di soldi pubblici”.

Per le associazioni per i diritti degli animali “l’uccisione non era necessaria e perciò punibile ex art. 544 bis del codice penale, oltre che impropriamente legittimata facendo riferimento al piano regionale di eradicazione, visto che il Comune di Milano non ne ha rispettato le premesse che giustificano gli interventi di questo genere, vale a dire danni a colture, argini o specie di volatili da proteggere. L’intervento infatti è stato attuato per evitare la presenza di deiezioni all’interno del cimitero e non esistono norme che autorizzino l’uccisione di animali per questo”.

“Scelte diverse ed etiche potevano essere fatte – concludono Vitadacani, Rete dei Santuari , LAV, LEAL e LAV-.  La sterilizzazione, in poco tempo, avrebbe portato al contenimento e in seguito alla scomparsa della colonia di roditori senza usare metodi efferati come quello adottato. Se è vero che, con alcuni recenti lavori, il Comune ha recintato il perimetro del cimitero per evitare l’ingresso degli animali, dovrebbe esserci concesso di sterilizzare o portare in salvo le nutrie sopravvissute, visto che, essendo un numero sparuto da quanto dichiarato dal Comune, non dovrebbero più essere in grado di procurare danni”.


LEAL INCONDIZIONATAMENTE DALLA PARTE DEGLI ANIMALI

Continua la protesta contro le opere di Hirst

Continua la protesta contro le opere di Hirst

“Abbiamo presentato giovedì scorso le prime 5136 firme raccolte dalla petizione lanciata da LEAL – Lega Antivivisezionista contro l’esposizione di installazioni di Damien Hirst” spiega Bruna Monami, responsabile Leal della sede di Arezzo “Ma il sindaco non ci ha neppure concesso l’appuntamento per la consegna a mano”.
In poco più di una settimana la petizione lanciata dalla sede locale è cresciuta vertiginosamente, raccogliendo firme da ogni parte del mondo a sostegno della protesta. Contestazione che non si ferma: Icastica ha aperto regolarmente i battenti sabato, nonostante le proteste dal web si siano spostate in piazza, con diversi sit-in sparsi per la città. “Sindaco e Assessore restano fermi sulle loro posizioni. Ma noi non abbiamo intenzione di desistere. Le prime firme sono state protocollate con numero 2014/0067992 in data 12/06/2014″ continua Bruna “la petizione è ancora aperta e continueremo a raccogliere adesioni“.
damien hirst pecora CRS
Vi invitiamo ad aiutarci a diffondere ancora di più la petizione e a disertare l’area della mostra dedicata ad Hirst.

Guarda qui l’intervista completa di Bruna Monami