Gli Stati Uniti calpesteranno la libertà di stampa e il diritto all’informazione per difendere il lucroso business degli allevatori?
Mentre il Primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti recita “il Congresso non promulgherà leggi che (…) limitino la libertà di parola o di stampa”, due stati – l’Iowa e la Florida – sono pronti ad approvare un disegno di legge che vieta di fare filmati all’interno di fattorie e aziende che lavorano prodotti animali. Per chi sgarra, multe fino a 10mila dollari o la detenzione fino a cinque anni.
E’ così che i produttori di insaccati, uova e formaggi sono riusciti a “sensibilizzare” i governi locali sul problema degli animalisti che si fanno assumere come lavoratori stagionali per filmare di nascosto le condizioni terribili in cui gli animali sono costretti a vivere e sottoporle al giudizio dei consumatori.
Se la proposta dell’Iowa è stata approvata in prima istanza in febbraio con poco meno del 70% dei voti favorevoli, in marzo una commissione legislativa è intervenuta sul testo presentato dal senatore repubblicano della Florida Jim Norman, riducendo la gravità del reato di fare fotografie o filmati ‘at or of Florida farms’, senza il consenso scritto dei proprietari, da crimine (felony) a infrazione (misdemeanor).
A scatenare la reazione dei produttori e quindi dei governi locali, invitati a proteggerne gli interessi, sono stati una serie di filmati scioccanti che l’organizzazione animalista di Chicago Mercy for Animals ha realizzato in anni di indagini sotto copertura denunciando la brutalità con cui galline ovaiole, mucche, vitelli e maiali sono trattati, non solo per le pessime condizioni igieniche e lo spazio minimo in cui sono costretti a vivere, impossibilitati a muoversi, ma per gli atti violenti che subiscono quotidianamente, battuti con spranghe di metallo, presi a pugni e calci su muso, stomaco e mammelle, trafitti con forconi.
“Questo è il più gratuito, accanito, sadico abuso sugli animali che credo di avere mai visto, è una crudeltà calcolata e deliberata che nasce non da uno scatto di rabbia momentaneo, ma dal piacere di causare dolore intenso a animali indifesi” – ha commentato Bernard Rollin, docente di Scienze animali presso la Colorado State University.
I filmati, tutti molto forti per la violenza delle immagini,
(visibili sul sito www.mercyforanimals.com nella sezione ‘videos’) sono stati girati in diversi stati americani, come l’Ohio, la Virginia, il Maine, in cui purtroppo – sottolinea l’organizzazione animalista – la legislazione in materia di difesa degli animali è molto carente e in cui le peggiori violenze sulle bestie sono classificate e punite come semplici ‘infrazioni’.
Anche per questo Mercy for Animals, che opera dal 1999 e conta più di 50mila iscritti, sta effettuando un tour (Farmtofridgetour.com) di oltre 12mila km attraverso gli Stati Uniti, che toccherà oltre 40 città e terminerà il prossimo 11 giugno, per sensibilizzare la popolazione sulla violenza negli allevamenti intensivi e sull’importanza di adottare un regime alimentare vegetariano.
Sui grandi truck che trasmettono i video incriminati e forniscono materiale informativo per scelte alimentari eticamente responsabili campeggia lo slogan “How much cruelty can you swallow?” (“Quanta crudeltà riesci a ingurgitare?”) e lo sguardo degli animali riprodotti nelle gigantografie è rivolto a noi.
Paola Cavaglià