20 Giu, 2025
Il famigerato Lychee and Dog Meat Festival, noto come Festival della Carne di Cane di Yulin, si tiene ogni anno a Yulin, nella regione cinese del Guangxi, durante il solstizio d’estate, dal 21 al 30 giugno. In questi dieci giorni, migliaia di cani vengono macellati e consumati, una pratica che ha avuto inizio nel 2009 e che continua a suscitare indignazione internazionale e crescente opposizione anche tra la popolazione locale.
LEAL condanna questo terrificante festival, l’efferatezza delle esecuzioni che avvengono durante tutto il periodo del Festival di Yulin. Le immagini e le testimonianze raccolte dagli attivisti documentano condizioni di detenzione e trasporto dei cani a dir poco disumane: animali stipati in gabbie metalliche, spesso feriti, disidratati, malnutriti e traumatizzati, costretti ad assistere all’uccisione dei loro simili tra sangue, carcasse e odori insopportabili. Le pratiche di macellazione sono caratterizzate da una brutalità inaccettabile, con metodi che non garantiscono alcuna forma di abbattimento indolore e che infliggono sofferenze estreme agli animali.
Un aspetto particolarmente grave del festival è il coinvolgimento di cani domestici: numerosi rapporti confermano che gran parte degli animali uccisi proviene da rapimenti di cani di proprietà e dalla cattura di randagi. Secondo dati di Animals Asia Foundation, circa il 70% dei villaggi rurali cinesi ha subito misteriose sparizioni di cani, spesso sottratti ai loro affetti familiari tramite veleni e trappole. Questi animali, una volta catturati, vengono trasportati per lunghe distanze in condizioni estreme, senza cibo né acqua, fino a raggiungere i macelli dove li attende una morte atroce.
LEAL ribadisce che ogni specie animale ha diritto alla vita, alla libertà e al rispetto. Non esistono differenze etiche tra le varie specie: il diritto alla vita appartiene a tutti gli esseri senzienti, indipendentemente dalla cultura o dalle tradizioni locali. La sofferenza inflitta agli animali per il consumo alimentare non può essere giustificata in alcun modo, né tollerata da una società che si definisce civile e compassionevole.
LEAL invita tutti a riflettere sulle proprie scelte alimentari e a compiere un passo concreto verso il rispetto della vita, scegliendo un’alimentazione vegan, che esclude ogni forma di sfruttamento e uccisione degli animali. La promozione della scelta vegan rappresenta non solo un atto di coerenza etica, ma anche un contributo fondamentale alla lotta contro pratiche barbare come quelle del Festival di Yulin e del commercio di carne di cane e gatto in Asia.
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9 Nov, 2022
Da ottobre è operativo in Cina un secondo girone infernale di 26 piani riservato all’allevamento di maiali, lo chiamano “Pig Palace”. Una “fabbrica di carne” destinata a diventare il più grande allevamento di suini al mondo, di proprietà della società Hubei Zhongxin Kaiwei Modern Animal Husbandry, coprirà un area di 400 mila mq. Un vero e proprio grattacielo della morte situato ad Ezhou a circa 80 km da Wuhan.
Questa fabbrica di carne di maiale sarà in grado di far nascere e mandare al macello almeno 1 MILIONE E DUECENTO MILA suini ogni anno, dalle ultime stime risulta che la sola Cina consuma annualmente 52 milioni di tonnellate di carne di maiale ma le proiezioni prevedono un aumento di decine di tonnellate entro i prossimi dieci anni.
A quanti piani di vite e sofferenze vogliamo arrivare? Appurato che non ci sono più limiti al degrado per l’umanità e che solo una piccolissima parte di popolazione mondiale è disposta a rinunciare ad un cibo per questioni etiche di tutela animale e/o ambientale.
La soluzione radicale a questo problema di sarcofagia diffusa e in aumento in tanti Paesi del mondo esiste: si chiama carne coltivata, pensata idealmente per i carnisti irriducibili. “End the Slaughter Age” è l’Iniziativa dei cittadini europei sottoscritta da LEAL e che, in questo caso all’Unione Europea chiede di spostare le sovvenzioni destinati agli allevatori alle alternative vegetali e alla carne coltivata in laboratorio. Ad oggi la diffusione di carne coltivata è l’unica soluzione concreta che eliminerebbe l’uccisione dei 67 miliardi di animali mandati a morte per farne cibo, una possibilità che si rivolge a consumatori che nelle scelte alimentari non si pongono problemi di etica e morale.
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22 Giu, 2022
Il “Festival” del litchi e della carne di cane si tiene nella città di Yulin, nella Cina meridionale, il 21 giugno e coincide con il solstizio d’estate. Durante l’evento annuale i partecipanti al festival mangiano carne di cane e litchi. Il festival dura 10 giorni ed è iniziato per la prima volta nel 2009 e, secondo le stime di Human Society International (HSI) sarebbero circa 30 milioni gli animali che ogni anno vengono uccisi per essere mangiati. Mentre il festival è in corso, la polizia della città di Shaanxi ha collaborato con gli attivisti che si battono per porre fine alle brutali uccisioni. Hanno intercettato e confiscato un camion con 386 cani a bordo che si trovava a 500 da Yulin. Gli animali erano tutti stipati in piccole gabbie.
Anche se in Cina e in estremo oriente sempre più persone percepiscono cani e gatti come animali d’affezione rimane sempre una larga fetta di popolazione che mantiene questa tradizione.
LEAL PROMUOVE LA SCELTA VEGAN NEL PIENO RISPETTO DI OGNI FORMA DI VITA
24 Giu, 2018
Il Festival di Yulin è iniziato puntuale con il solstizio d’estate. La mattanza di cani e gatti è in atto anche quest’anno e durerà dieci giorni. Gli animali vengono torturati e cucinati quando ancora in vita. Il tutto di fronte agli altri animali in attesa del loro atroce destino che vivono ancora prima che venga loro inflitto.
STOP AL DOLORE E AL TERRORE CHE INVADONO L’ARIA.

PER MIGLIAIA DI ANIMALI L’INFERNO INIZIA PRIMA.
“Tutto ha inizio per strada.
Un cane viene accalappiato quasi al volo e trascinato in un camioncino o viene prelevato da un cortile di un’abitazione privata.
Sono tanti i video sul web che testimoniano la tecnica dei cacciatori di cani.
In pochi istanti la sua vita si trasforma in un incubo.
I ladri di cani lo chiudono in un sacco.
Lui urla, si dimena. Ma non serve a nulla.
L’aria in quel sacco stenta a entrare, ma l’odore dell’urina, del sangue, della paura di chi ha già vissuto quella esperienza prima di lui è forte e insistente.
Dopo qualche ora il suo viaggio finisce.
Il sacco si apre, i suoi occhi tornano a vedere la luce.
Ma una pinza gli si stringe attorno al collo.
Lui si dimena, ma sente solo gente deriderlo e insultarlo.
Nessuno lo aiuta.
Qualcuno apre una gabbia arrugginita.
Lì dentro, tremanti e impauriti, ci sono già altri cani.
Viene spinto dentro a forza. Quelli che stanno più sotto cercano di trovare un modo per muoversi, mordono i compagni di sventura per respirare.
Il ferro della gabbia preme sulla pelle, sulla carne, lacera le zampe, ma loro non riescono neanche a leccarsi per darsi un po’ di sollievo.
Le gabbie vengono caricate su dei camion, spesso gettate con forza.
Molti cani subiscono fratture, ferite profonde.
Molti muoiono per la fame e la sete.
Altri perché catturati con dardi avvelenati.
L’inferno può durare anche giorni perché il Festival di Yulin si avvicina e bisogna procurarsi molti cani: la loro carne è il piatto principale della manifestazione.
Non saranno i soli, molti gatti faranno la stessa fine.
Spesso la morte giunge con colpi inferti da coltelli in gola o, peggio ancora, con bastonate che stordiscono solo e l’animale finisce poi nell’acqua bollente ancora vivo”. (Fulvio Cerutti)

10 GIORNI DI CANI E GATTI CUCINATI AL VAPORE PER ESSERE MANGIATI.
Inutile scriverlo in maniera diversa: le cose stanno così. E per arrivare a essere il cibo per cui si svolge questo evento, gli animali prima di diventare un piatto attraversano un percorso di soprusi e violenze.
UNA STRAGE compiuta poiché secondo una credenza popolare la carne di cane sarebbe fonte di salute, fortuna e vigore sessuale; mentre sono noti – in base a dati di istituzioni e strutture sanitarie locali – le malattie provocate dall’ingestione di carne di cani di provenienza sconosciuta.
Una manifestazione che dal 2009 va avanti secondo una “tradizione” che viene puntualmente smentita dalle autorità cinesi e sminuita come un “fenomeno locale non autorizzato”.
Ma i cani e i gatti che vengono uccisi per essere poi appunto destinati ai banchetti per le strade di questa cittadina nel sud del paese, ancora di più per questa tolleranza e assenza di controllo, arrivano da traffici clandestini in cui gli animali al di là della loro fine vengono brutalmente catturati e segregati.
Milioni di firme sono state raccolte e inviate al governo cinese, mentre organizzazioni internazionali si impegnano per salvare più animali che possono acquistando interi carichi diretti ai mercati. Una sfida quasi impari se non supportata dalle autorità governative che avrebbero tutti gli interessi a porre fine a questo evento che alimenta il mercato illegale dei cani.
L’evento alimenta la criminalità locale, aumenta il rischio di trasmissione delle malattie ed è contrario a ciò che i cinesi in media pensano.
Un’indagine, durata quattro anni e condotta in 15 città di 8 diverse province cinesi, ha smentito l’esistenza di un sistema di allevamenti su larga scala. Un risultato che conferma come la carne di cane provenga da animali randagi o rubati ai legittimi proprietari. Esistono delle strutture di allevamento, ma al massimo con circa 30 animali. E il motivo lo spiega un lavoratore rimasto anonimo: “Un tempo c’erano grandi allevamenti, ma ora non più: non sono più sostenibili. Ne avevamo uno anche noi prima, ma più grande diventava e più era alto il rischio che i cani contraessero malattie. Per di più i costi erano diventati proibitivi”.

CRESCE IL DISSENSO LOCALE AL FESTIVAL.
Da anni l’opinione pubblica internazionale protesta per quanto accade per le strade e nei locali della città nella Regione Autonoma di Guangxi Zhuang. A protestare non sono solo gli occidentali o gli attivisti locali, ma mediamente i cinesi considerano sbagliato quanto accade al Festival. Secondo Euromonitor, in Cina ci sono circa 130 milioni di cani e almeno 27 milioni vivono come animali domestici nei centri urbani. Anche per questo le immagini delle uccisioni e macellazioni, spesso effettuate per strada, nei mercati o in locali improvvisati, urtano moltissimi cinesi. Nel 2011, sull’onda delle proteste nazionali, le autorità hanno messo fine al Jinghua Dog Meat Festival, evento simile a quello di Yulin.
CHE COSA SUCCEDE A YULIN DURANTE I GIORNI DEL FESTIVAL?
Davide Acito (attivista di Action Project Animal) in una sua intervista racconta: “Yulin è il nono girone dell’inferno per chi ama gli animali ma, soprattutto, per questi ultimi. Durante i primi giorni di festival c’è molta tensione. Da parte del governo si percepisce, proprio nel tenere sotto controllo gli stranieri, la paura che siano divulgate le informazioni a livello internazionale. La città è barricata da agenti in divisa e in borghese, locali e governativi. A me, visto che sanno che sono lì proprio per salvare i cani e far sapere quel che succede, mi hanno pedinato, seguito in tutto quello che facevo e interrogato, come mi è successo l’anno scorso. C’è una brutta energia in quei giorni. E ogni volta che ci vado non sono neanche libero di piangere in pubblico: devo farlo di nascosto per non essere “notato”. Ci sono zone dove macellano cani a cielo aperto, zone dove li vendono vivi. Ristoranti di fortuna improvvisati in strada dove servono zuppa di cane. Di solito quando mi vedono mi deridono. Mi fanno foto video mentre mi batto per i cani, come se fossi un alieno. Però lo voglio dire: non sono tutti così e una cosa che non mi piace è quando si generalizza su tutta la Cina. Ci sono dei cinesi sul posto che si fanno in quattro per aiutarmi nel progetto… Quest’anno punteremo a fare blocchi forzati dei mezzi con i cani stipati all’interno all’inverosimile, oppure a compiere direttamente blitz nei macelli. È un’attività complessa, emotivamente devastante e molto pericolosa. È in costruzione un villaggio per i cani, un’isola felice senza box o restrizioni che abbiamo infatti chiamato “Island Dog Village E.F.”. La sigla finale sta per Elisabetta Franchi, la stilista. Il centro è dedicato a lei che ha deciso di essere al nostro fianco in questa missione. È da anni che si attiva per la tutela degli animali e ha detto no alle pellicce nella sua collezione da tempo. E una delle poche persone che ha dato una mano concreta sin da subito mettendo a disposizione quel che serve non solo col centro: anche con l’acquisto di medicinali e altri sostentamenti sia dall’estero che sul territorio”.
IN MODO ILLEGALE, O LEGALE, OGNI GIORNO ESSERI SENZIENTI VENGONO UCCISI PER ESSERE MANGIATI E NON DOBBIAMO STANCARCI DI RIFLETTERE SU QUESTO ORRORE QUOTIDIANO.
UNA BUONA NOTIZIA ARRIVA DALLA SUD COREA. FORSE UN PICCOLO PASSO AVANTI.
Un tribunale locale ha dichiarato illegale l’uccisione dei cani a uso alimentare, in una sentenza che potrebbe essere un passo cruciale per mettere fuori legge la carne canina che è da lungo tempo parte integrante della dieta sudcoreana con circa un milione di cani mangiati annualmente.
Il consumo è calato decisamente da quando i sudcoreani hanno sempre più cominciato a ritenere il cane un animale d’affezione. Tra le generazioni più giovani il consumo della carne di cane è considerato un tabù e c’è una crescente pressione da parte degli attivisti contro questa consuetudine.
La sentenza è arrivata sul ricorso presentato dal gruppo animalista Care lo scorso anno contro un allevatore di cani di Bucheon, accusato di “uccidere animali senza una ragione propria” e di aver violato regole d’igiene. I giudici hanno deciso che consumare la carne non è una legittima ragione per uccidere i cani e ha multato l’allevatore a una multa di tre milioni di won (circa 2300 euro). È molto significativo che per la prima volta un tribunale stabilisca che uccidere i cani per la carne è illegale in sé” ha commentato l’avvocato di Care Kim Kyung-eun.
Invece ha criticato la sentenza Cho Hwan-ro, rappresentante di un’associazione degli allevamenti di cani che ha aggiunto “È vergognoso. Non possiamo accettare l’idea che uccidere i cani per il consumo di carne equivalga a uccidere animali per capriccio»,: «I cani per il cibo e i cani come animali d’affezione devono essere separati. Bovini, maiali, polli e anatre sono tutti allevati per essere consumati. Perché non i cani?”.
È EVIDENTE QUINDI CHE IL FINE ULTIMO DA PERSEGUIRE È LO STOP AL CONSUMO DI CARNE DI OGNI TIPO DI ANIMALE E NON LA DIFFERENZIAZIONE DEGLI ANIMALI IN CATEGORIE attribuite loro dall’uomo in base al perseguimento del proprio profitto. Questo è il fine ultimo da perseguire.
Bruna Monami
Vicepresidente LEAL Lega Antivivisezionista
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1 Apr, 2018
Il nuovo governo del Ghana ha iniziato il suo mandato nel gennaio 2017 ed è, secondo l’ambientalista Daryl Bosu, più determinato del suo predecessore a sfruttare le risorse minerarie del paese: “Il presidente Akufo-Addo del New Patriotic Party (NPP) ha fatto molte promesse politiche ed economiche durante la campagna elettorale. Il contratto firmato con la Cina deve ora permettergli di mantenerle”. La popolazione è stata informata di questo accordo solo dai media. Ad esempio, nel luglio 2017, il portale ghanese online Joy ha riportato che il vicepresidente Mahamudu Bawumia ha affermato che i due Paesi avevano firmato un contratto da 15 miliardi di dollari per progetti infrastrutturali, di cui 10 investiti dalla China Railway International Group nel settore della bauxite. “Abbiamo un’incredibile quantità di risorse minerarie – ha affermato Gideon Boako, consulente economico di Bawumia, ai media -. Il Ghana ha 960 milioni di tonnellate di depositi di bauxite del valore di 460 miliardi di dollari. Costruiremo raffinerie e ferrovie per trasportare la bauxite e tutto il resto”.
Gli ecologisti di tutto il mondo e il popolo del Ghana sono preoccupati: “Le nostre foreste protette saranno trasformate in zone minerarie desertiche e il fango rosso proveniente dalle raffinerie di alluminio contaminerà terreni e corsi d’acqua – afferma Bosu -. Il governo commercializza le nostre foreste, ignorando le risorse naturali inestimabili che assicurano la nostra sopravvivenza”.

RISERVA DELLA FORESTA PLUVIALE DI ATEWA: BIODIVERSITÀ E RICCHEZZA D’ACQUA
La riserva Atewa si trova nel sud-est del Ghana e si estende per oltre 2.600 kmq. È una delle più vaste aree forestali intatte contigue nell’Africa occidentale. Atewa è costituita da un mosaico di foreste di montagna tropicale caratterizzate da sorgenti chiare e ruscelli, altopiani, prati e paludi. La riserva ospita un’abbondante flora e fauna, tra cui molte specie endemiche che a volte sono in pericolo di estinzione. Piante: con oltre 650 specie di piante vascolari, tra cui 323 specie di alberi, Atewa non ha eguali in Ghana. Farfalle: oltre i due terzi delle specie di farfalle conosciute nel mondo vivono nella foresta di Atewa. Ad esempio, la specie Mylothris Atewa, una farfalla grande e lenta che non può essere avvistata in nessun’altra parte del pianeta. Mammiferi: tra le 40 specie di mammiferi che vivono nella foresta di Atewa ci sono sei primati, tre dei quali sono in pericolo di estinzione: il cercocebo dal collare, la guereza (Colobus magistrate) e il colobo verde (Green Colobus). Uccelli: con oltre 150 specie registrate, la foresta di montagna di Atewa è uno degli habitat più importanti per gli uccelli in Africa; alcuni sono particolarmente rari, come il Bucero dalle guance brune (Bycanistes cylindricus) o il Pigliamosche della Liberia (Melaenornis annamarulae), un uccello canoro. Atewa detiene anche il record per il maggior numero di specie di cavallette in Africa, con 61 specie. E tra le 40-50 specie di anfibi vi è anche la specie Conraua derooi in via di estinzione, la più grande popolazione mondiale di questa specie di rana di 8 cm vive nelle aree fluviali della foresta di montagna Atewa.
Fonte di una ricca biodiversità, la fitta foresta pluviale nel sud-est del Ghana è protetta, ma il governo ha raggiunto un accordo multimiliardario con la Cina: scriviamo al governo del Ghana per chiedere di destinare il territorio forestale di Atewa a Parco Nazionale per il bene dell’Umanità.
→ Petizione: “Il Ghana non deve vendere la sua natura alla Cina”
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